2016 nero per le imprese artigiane irpine.

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Le spallate della crisi economica hanno dato un duro colpo all’artigianato in Irpinia. Nel 2016 si evidenzia un saldo negativo tra imprese che sono nate e quelle che hanno chiuso battenti. Al 31 dicembre risultano registrate in provincia di Avellino 6.889 aziende del comparto artigiano. Sono 326 quelle iscritte nel 2016, 461 quelle cessate. Il saldo è -135. Il tasso di variazione è pari al -1,9%.

In Campania sono state censite, al 31 dicembre 2016, 70.112 imprese: nuove 4.074, cessate 5.104, con un saldo negativo pari a 1.030 (-1,4% nel 2016 rispetto al -1,2% del 2015). Solo altre quattro regioni presentano dinamiche peggiori.

I dati sono stati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato.
“Le cifre restituiscono un quadro poco confortante – commenta il presidente di Confartigianato Avellino e Campania, Ettore Mocella -. L’artigianato è un settore trainante per l’economia del territorio. Basti pensare che in Campania un lavoratore su dieci è impiegato presso aziende del nostro comparto. Questo deve spingere a sostenere concretamente con strategie mirate chi ha deciso di investire sul proprio talento. Anche il 2016 ha dimostrato le enormi difficoltà degli operatori per l’accesso al credito. Penalizzazioni mitigate solo dalle iniziative delle associazioni di categoria e dalle formule di sostegno finanziario messe in campo di concerto con Artigiancassa. A tali problemi bisogna aggiungere la forte pressione fiscale e politiche di sviluppo poco attente all’artigianato da parte delle istituzioni. Appena qualche mese fa, la Regione ha cancellato le commissioni provinciali e regionale per l’artigianato e soprattutto l’Albo delle imprese artigiane. Una decisione da noi contestata perché, tra l’altro, favorisce l’abusivismo”.

“Le imprese – prosegue Mocella – riescono ad andare avanti grazie all’elevata qualità delle produzioni, alla propensione all’export, alla capacità di innovarsi senza intaccare le tradizioni. L’artigianato può e deve svolgere un ruolo di primo piano nel panorama economico locale e regionale, che ben può conciliarsi con altri settori: turismo, agricoltura, eno-gastronomia”. L’Irpinia, su 105 province, si attesta al posto numero 82 del ranking nazionale relativamente al saldo tra imprese nuove e quelle cessate. Peraltro, nel confronto con il 2015 si osserva un miglioramento del tasso di variazione in cinquantanove province italiane (56,2%, dato in sensibile miglioramento rispetto al 52,4% dell’anno prima); in quattro (3,8%) province si osserva una stazionarietà, mentre nelle restanti quarantadue (40,0%) si rileva un peggioramento della dinamica imprenditoriale artigiana.

In tutta la penisola, al 31 dicembre 2016 le imprese artigiane registrate sono 1.342.389 con una dinamica demografica nell’anno data da 82.995 iscritte, pari ad un tasso di iscrizione del 6,1% e 98.806 cessate non d’ufficio, pari ad un tasso di cessazione del 7,3%. La nati-mortalità di impresa determina un saldo negativo di 15.811 unità, equivalente ad un tasso di variazione del -1,2%, in leggero miglioramento rispetto al -1,4% dell’anno precedente e che rappresenta la dinamica migliore dell’ultimo quinquennio.

Nel dettaglio regionale, tutte le regioni presentano una dinamica negativa, ma flessioni meno intense ed inferiori al punto percentuale si rilevano per Trentino-Alto Adige (-0,2%), Lombardia (-0,7%), Calabria (-0,8%) e Liguria (-0,8%). All’opposto tassi di variazione superiori alla media si osservano per Abruzzo (-2,1%), Marche (-2,0%), Molise (-1,9%) e Umbria (-1,8%). Nel 2016 si nota un miglioramento del tasso di variazione rispetto a quello del 2015 in dieci regioni con le maggiori attenuazioni del tasso in Basilicata (-1,4% nel 2016 rispetto al -2,4% del 2015), Sardegna (-1,4% nel 2016 rispetto al -2,2% del 2015), Abruzzo (-2,1% nel 2016 rispetto al -2,7% del 2015) e Calabria (-0,8% nel 2016 rispetto al -1,4% del 2015). Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto presentano una stabilità rispetto al 2015, mentre le rimanenti quattro mostrano un peggioramento: Molise (-1,9% nel 2016 rispetto al -1,2% del 2015), Friuli-Venezia Giulia (-1,1% nel 2016 rispetto al -0,7% del 2015), Campania (-1,4% nel 2016 rispetto al -1,2% del 2015) e Marche (-2,0% nel 2016 rispetto al -1,9% del 2015).

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