I lavoratori IIA di Bologna (ex Breda Menarini) e di Flumeri (ex Irisbus ex Iveco) si sono riuniti per delineare una strategia comune e per chiamare in causa direttamente il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dopo aver preso atto che il MISE non è più in grado di avere voce in capitolo sulla vicenda.
«Dopo l’incontro con il viceministro Teresa Bellanova le segreterie nazionali del sindacato hanno scritto a Palazzo Chigi per chiedere un incontro urgente con il presidente del consiglio Paolo Gentiloni o con un suo sottosegretario- spiega Gaetano Altieri, segretario provinciale della Uilm- senza risposte, sia Bologna che Flumeri sono pronte a manifestare nuovamente a Roma. Senza un aiuto del Governo, con gli attuali vincoli sulle gare d’appalto, il progetto del polo italiano per la produzione di autobus rischia seriamente di fallire. E’ il momento di finirla con lo scarica barile e che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Eravamo ad un passo dal rilancio della fabbrica ed ogni volta invece sembra si facciano passi indietro. Chiediamo una risposta nel giro di quindici giorni, altrimenti unitariamente a Bologna, si deciderà il da farsi».
«Ormai è chiaro che il Ministero non è più in gradi di gestire la vicenda, quindi deve intervenire la Presidenza del Consiglio- incalza Silvia Curcio, rsu Fiom Cgil- senza una risposta immediata, manifesteremo a Palazzo Chigi. Le gare pubbliche ormai sono state fatte e, su mille e cinquecento autobus, noi abbiamo preso commesse solo per 250 mezzi. E’ chiaro che non bisogna andare ad incidere sui regolamenti europei delle gare, ma chiediamo che anche in Italia vengano adottate le misure di tutela per la produzione locale così come avviene negli altri stati europei. Se la Presidenza del Consiglio non ci risponde, da Bologna e Flumeri torneremo a manifestare a Roma. Il rischio concreto è che il Mise inventi qualche cavillo per far slittare il nuovo incontro, che senza tutele diventa inutile, e rinviare tutto a dopo l’estate. A settembre il rischio è che i cancelli dei due stbilimenti, chiudano definitivamente. Non ci facciamo prendere in giro da nessuno, neanche dal viceministro che dice che per scongiurare i licenziamenti c’è la cassa integrazione. Oggi se un imprenditore dichiara fallimento, e cessa l’attività, non esiste alcun ammortizzatore sociale per i lavoratori. Si continua a permettere che Fiat, che ci ha lasciati per strada notte tempo, trasferendo la produzione all’estero, abbia venduto quasi duemila mezzi all’Italia. Lo stesso Renzi, che in campagna elettorale si è venduto la nostra vertenza come risolta, se intende ricandidarsi, si ricordi che a Flumeri e Bologna al momento non c’è alcuna certezza per il futuro».