“L’amministrazione comunale di Atripalda si rifiuta di rendere noti i dati relativi all’avvenuto pagamento dei tributi cittadini da parte dei rappresentanti istituzionali dell’ente. Una richiesta alla quale però l’opposizione non si è sottratta”. Così Giovanni Ardolino, presidente nazionale dell’associazione di tutela dei consumatori e degli inquilini, Acai onlus.
“Abbiamo formalmente richiesto – spiega il rappresentante del sodalizio di utilità sociale – in virtù delle norme sull’accesso civico ai documenti dell’ente e in forza dei principi di trasparenza, che obbligano i rappresentanti istituzionali a rendere noti una serie di dati sensibili, informazioni sui pagamenti di Imu, Tari e altri tributi da parte dei consiglieri di maggioranza e minoranza, assessori e sindaco. Ma con una lunga e articolata lettera, a firma del segretario generale, ci è stato negato l’accesso alle informazioni, con la motivazione che i dati esporrebbero anche i congiunti degli amministratori, violando così la privacy di costoro, oltre ad una serie di altre obiezioni sui differenti obblighi di legge dei Comuni in materia, in base alla popolazione.
Una risposta che non solo non ci convice formalmente, ma che solleva forti contraddizioni, oltre a evidenziare un gigantesco paradosso: gli amministratori possono imporre i tributi ai cittadini utenti, oltre che gestire e spendere le risorse della collettività, ma si trincerano dietro formalismi opinabili quando gli viene chiesto di rendere conto in merito al pagamento di quegli stessi tributi.
Così la trasparenza diventa solo una facciata di comodo, da utilizzare in base alla convenienza politica. Secondo questa logica, gli atripaldesi appaiono più simili asudditi che a cittadini.
Ma da un punto di vista politico la vicenda è ancora più grave, perchè – come si diceva – i consiglieri di minoranza volontariamente non si sono sottratti alla richiesta. A questo punto ci chiediamo: dobbiamo supporre che qualche amministratore dell’ente abbia motivi per nascondere questi dati? Se così fosse però potrebbero sostanziarsi anche ragioni di incompatibilità rispetto alla carica rivestita. Ecco perchè la legge attribuisce grande importanza alla trasparenza e alla pubblicità degli atti.
Ma c’è dell’altro. L’amministrazione comunale di Atripalda, guidata dal sindaco Paolo Spagnuolo, ha più volte non solo sollecitato il pagamento di tributi, canoni e spettanze varie ai cittadini utenti morosi, per esempio gli assegnatari di alloggi popolari (casomai senza tener conto di morosità incolpevoli), ma ha anche sollevato pubblicamente la questione (finita sugli organi di informazione) di associazioni che utilizzano locali del patrimonio comunale, alle quali sono stati chiesti dei rientri economici, almeno in parte già scomputati attraverso lavori e migliorie. Ma è accaduto anche che sia stata coinvolta indebitamente qualche realtà che non si trovava in tale condizione, esponendola ad una sorta di gogna mediatica. Una situazione che purtroppo possiamo testimoniare direttamente, avendola vissuta con l’associazione. Chissà perchè si è verificata (strana combinazione) proprio dopo che avevamo sollevato dubbi e critiche legittime sull’operato dell’amministrazione, trovandoci così per un verso bersagliati da denunce e per l’altro illegittimamente nel mirno degli uffici, insieme ad altre associazioni, ma senza ragione alcuna, come è stato dimostrato, in relazione ad un box di proprietà dell’ente, affidato in uso.
In questi casi, le norme sulla privacy non avevano alcun valore? Lo chiediamo al segretario generale del Comune, a dirigenti e funzionari dei servizi e alla giunta comunale. Ma per quanto ci riguarda avremo modo di agire per altre vie, chiedendo eventuali risarcimenti per i danni subìti”.
“Di fronte ad un simile quadro – conclude Ardolino – chiediamo l’intervento del prefetto di Avellino, Rossana Riflesso, affinchè sia garantita la trasparenza al Comune di Atripalda e vengano tutelati i diritti dei cittadini, sempre che in questo territorio le leggi siano uguali per tutti”.