Rifiuti, l’intervento di Gambacorta al Parlamento Europeo.

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ll presidente della Provincia di Avellino, Domenico Gambacorta, è stato relatore al Parlamento Europeo per la sessione plenaria del Comitato europeo delle regioni, sulle proposte legislative che modificano le direttive sui rifiuti. Il presidente Gambacorta, componente della delegazione italiana, ha illustrato il parere della commissione ambiente del Comitato delle Regioni Ue.

“Questo percorso è iniziato il 2 dicembre 2015 – ha spiegato il presidente Gambacorta – con la presentazione da parte della Commissione europea di un nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare, contenente anche quattro nuove direttive su:

  • rifiuti;
  • imballaggi e i rifiuti di imballaggio;
  • discariche di rifiuti;
  • veicoli fuori uso, pile e accumulatori, e i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Mi ha molto colpito il documento della Commissione Europea sulle conseguenze che una rapida transizione verso un’economia circolare comporta in termini di costi e di creazione di lavoro. Voglio riportare puntualmente i passaggi che riguardano la prevenzione dei rifiuti e il riciclaggio degli stessi:

La prevenzione dei rifiuti, la progettazione ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l’8% del fatturato annuo, riducendo nel contempo l’emissione di gas a effetto serra del 2-4%. Nei settori del riutilizzo, della rigenerazione e della riparazione, a titolo di esempio, il costo per rigenerare i telefoni cellulari potrebbe essere dimezzato se fosse più facile smontarli. Se il 95% dei telefoni cellulari fosse raccolto si potrebbero generare risparmi sui costi dei materiali di fabbricazione pari a oltre 1 miliardo di euro. Il passaggio dal riciclaggio alla rimessa a nuovo dei veicoli commerciali leggeri, i cui tassi di raccolta sono già elevati, potrebbe far risparmiare materiali per 6,4 miliardi di euro l’anno (circa il 15% del bilancio per i materiali) e 140 milioni in costi energetici, riducendo le emissioni di gas a effetto serra di 6,3 milioni di tonnellate”.

Basterebbero questi due esempi per comprendere fino in fondo l’importanza della discussione su queste proposte di direttiva della Commissione europea. Direttive che in tutta Europa ricadranno direttamente, in termini di competenze e responsabilità, sui Sindaci, sui Comuni, oltre che sugli altri livelli delle istituzioni locali. Non solo per un’efficiente, efficace ed economica organizzazione della raccolta dei rifiuti urbani, ma anche per le questioni ambientali e per la salute dei cittadini.

Va, però, considerato con sempre maggiore attenzione anche il problema del valore del rifiuto urbano. Nella logica dell’economia circolare, i Sindaci, i Comuni, le Province e le Regioni dell’Unione europea, devono essere in grado di porsi obiettivi che possono migliorare la qualità della vita nei 28 Paesi dell’Unione.

Questi sono:

  • Minimizzare i rifiuti prodotti;
  • Recuperare risorse dalle miniere urbane dei rifiuti;
  • Massimizzare la filiera del riciclo, creando distretti industriali specializzati nel settore;
  • Limitare i consumi energetici riducendo, al contempo, le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera;
  • Limitare il ricorso alle discariche per i soli rifiuti non riciclabili o convertibili energeticamente.

Il confronto su queste misure ha visto la partecipazione del Commissario europeo per l’ambiente Vella, del Ministro olandese Plasterk, degli stakeholder accorsi da tutta Europa, ha registrato i fondamentali contributi della Commissione ENVE e, infine, della Relatrice del Parlamento Europeo Bonafè. Ma voglio anche ringraziare tutti i componenti del Comitato delle Regioni per l’attenzione dimostrata.

Abbiamo avuto un forte arricchimento della proposta, un importante approfondimento dei temi e una partecipazione attenta, tutti elementi che dimostrano grande interesse per una materia che ha fatto registrare importanti modifiche della legislazione negli ultimi anni, che hanno determinato un cambiamento in tutta Europa della mentalità degli amministratori locali ma anche dei cittadini e delle imprese.

Dobbiamo essere ambiziosi e realistici e, cosa più importante, assicurare benefici ai cittadini europei, alle imprese e all’ambiente. A tal fine ho provato a trovare un punto di equilibrio attraverso alcune mie raccomandazioni politiche.

Sarà di fondamentale importanza la diffusione uniforme, in tutta Europa, di buone pratiche, comprendendo come le differenze fra i diversi Paesi siano notevoli e vadano ridotte gradualmente, come peraltro la Commissione europea ha già previsto, immaginando tempi diversi per il raggiungimento della riduzione dei rifiuti da destinare alle discariche. Su tale punto, si prevede da un lato di precludere l’accesso alle discariche ai rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, dall’altro di limitarne l’ingresso al 10% della totalità dei rifiuti prodotti entro il 2030, facendo, tuttavia, salva la possibilità per alcuni Stati membri di ottenere una proroga di 5 anni.

Per realizzare ciò sarà importante avviare una giusta campagna di educazione per informare i cittadini dei benefici che possono derivare dall’economia circolare.

Sotto questo punto di vista, un’economia circolare che tende al 100% attiverà nuove imprese, metterà a disposizione dell’economia europea milioni di tonnellate di materie seconde, genererà nuova occupazione, contribuirà alla riduzione delle emissioni climalteranti. Inoltre, aumenterà la competitività delle piccole e medie imprese europee e darà una spinta decisiva allo sviluppo delle nuove tecnologie.

L’attivazione di questo circolo virtuoso ha bisogno di tre misure:

  • Introduzione di nuove filiere di responsabilità estesa (moda, arredamento, pannolini, imballaggi);
  • Introduzione della responsabilità del consumatore e puntuale applicazione del principio “chi produce paga”, ai fini di una puntuale modulazione delle tariffe;
  • Riduzione, che riguarda soltanto alcuni Paesi europei, degli incentivi alla combustione dei rifiuti.

Il 2030 può sembrare lontano, ma l’esperienza dimostra come non sia affatto così. L’idea di lanciare e di coinvolgere i Sindaci di tutta Europa in uno schema simile al Patto dei Sindaci, che tanto successo ha avuto nel settore dell’energia sostenibile, non soltanto farebbe partire dal basso questa riforma, ma consentirebbe una diffusione di questi obiettivi in tempi auspicabilmente più rapidi.

Abbiamo, come Sindaci e come responsabili delle istituzioni locali di tutta Europa, una grande responsabilità.

Quella di far si che queste riforme partano da Bruxelles e raggiungano i Comuni più lontani dal cuore dell’Europa.

Che siano condivise e attuate con particolare impegno, consapevoli della loro importanza per l’ambiente, per l’occupazione e per le nuove generazioni”.

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