Vincenzo Boccia, alla sua ultima assemblea annuale, sferza i politici e sottolinea che il “Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario”. Bisogna “allora agire per rimetterci a correre” e liberarsi dal peso di parole che “inducono alla sfiducia, che evocano negatività”. Le parole di chi governa, attacca di nuovo Boccia, “non sono mai neutre: influenzano le decisioni di investitori, imprenditori famiglie. Le parole che producono sfiducia sono contro l’interesse nazionale”.
La ricetta di Boccia è chiara: più lavoro, meno debito, più crescita e un piano shock per le grandi infrastrutture e le piccole opere “destinate a mettere in sicurezza suolo, ponti, scuole e ammodernare strade”. Più crescita e meno debito, sono “precondizioni per raggiungere più lavoro, a partire dai giovani, la vera priorità nazionale europea”.
Serve infatti “un grande piano di inclusione dei giovani che offra loro la possibilità di crescita professionale adeguata alla competenze”, afferma. Infine è necessario “ridurre il carico fiscale a vantaggio dei lavoratori per aumentare i salari, migliorare il potere d’acquisto e stimolare per questa via la domanda interna oggi particolarmente depressa”. Anche perché evidenzia Boccia, per rispettare le regole europee previste dal Patto di stabilita’ e crescita, l’Italia “dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro”. Una “manovra imponente, con effetti recessivi”. Per questo, “non ci sono scelte semplici o indolori”.
Boccia rivendica anche l’indipendenza dalla politica di Confindustria: “Non siamo né maggioranza, né opposizione: siamo italiani, siamo imprenditori”. Infine un passaggio sui migranti “non pensiamo che la soluzione sia chiudere le frontiere” e sull’Europa, “deve essere piu’ unita e coesa, piu’ forte in politica estera, più coraggiosa in politica economica, più solidale nelle politiche migratorie”. Un discorso quello di Boccia, durato circa 40 minuti con 12 applausi e una standing ovation finale.