Si è tenuto nei giorni scorsi l’incontro nel quale è stato esposto all’Arcivescovo Pasquale Cascio il progetto della linea ferroviaria Eboli-Calitri. L’incontro è avvenuto presso l’episcopio di Sant’Angelo dei Lombardi alla presenza di una delegazione del comitato promotore e di alcuni sindaci dei comuni interessati.
L’idea di collegare con rotaia la bassa Valle del Sele con la Valle dell’Ofanto risale a poco prima dell’Unità d’Italia, quando i Borbone commissionarono un progetto specifico. I lavori, però, né allora né dopo il 1861 sono andati avanti, il progetto fu ripreso di nuovo nel 1953, ancora una volta senza alcun esito.
Oggi, per contribuire a recuperare una vasta area delle zone interne salernitano-irpino-lucane, un aiuto potrebbe venire dalla realizzazione della tratta ferroviaria Eboli-Calitri. Con la realizzazione di una bretella di circa trentacinque chilometri, si metterebbero in comunicazione dodici aree industriali, si potrebbe ridurre la mobilità pesante sulla Fondo Valle Sele (quotidianamente attraversata da bisarche cariche di auto, pomodori e paglia, a seconda delle stagioni)… L’uso del treno, purtroppo, è lontano dalle nostre abitudini correnti, fatte esclusivamente di mobilità di persone attraverso auto private o bus di linea, mentre ripristinare questo mezzo di locomozione segnerebbe non tanto un ritorno al passato quanto un adeguamento a stili e risparmio di risorse in una urgente prospettiva ecologica, ben presente sia nel nord Italia che nel resto d’Europa.
Ecco che la linea si candiderebbe a movimentare persone e merci, fungendo da collegamento tra la tratta Battipaglia-Potenza-Taranto e, tramite la Foggia-Potenza, avviarsi verso la zona adriatica. Inoltre, utilizzando parte della linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, si candida a ridare linfa anche a questa direttrice storica. Sogno o progetto realizzabile? Lo scopo principale del comitato promotore è quello di convincere il Ministero per le infrastrutture a finanziare uno studio di fattibilità che possa togliere il dubbio alla domanda inziale.
Il presidente del comitato, Giacomo Rosa, già sindaco di Contursi Terme, ha consegnato un corposo tomo dell’intero progetto, che nei particolari tiene conto non solo della struttura ingegneristica, ma anche dell’impatto socio-economico.
L’Arcivescovo Pasquale Cascio ha offerto un appoggio morale, un vivo incoraggiamento e ha indicato alcune linee da seguire, in base alla conoscenza del territorio e all’esperienza di chi vive con queste popolazioni un impegno quotidiano e sociale: “È importante stabilire e prevedere l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’opera, coinvolgendo i soggetti attivi nel territorio sia nelle amministrazioni comunali, sia nell’imprenditoria locale, sia nelle forze sociali che coordinano il mondo del lavoro nell’agricoltura, nell’industria e nel turismo. Bisogna far capire in alto le esigenze del territorio e l’utilità del progetto sia per la finalità diretta sia per le ricadute indirette a vantaggio della rinascita di queste aree interne. La Chiesa si fa carico delle aspettative delle popolazioni e incoraggia tutto ciò che favorisce lo sviluppo del territorio e la qualità della vita di chi lo abita e non deve desiderare di andar via e di chi potrebbe scegliere di abitarlo”.