“Il bilancio dei saldi estivi in Irpinia si chiude con un dato tendenzialmente negativo, rispetto allo scorso anno. Le famiglie limitano gli acquisti anche a prezzi scontati, perchè purtroppo il budget a loro disposizione è contenuto”. Ad affermarlo è Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.
“La stagione delle vendite promozionali – ha proseguito il dirigente dell’associazione di categoria – durata 60 giorni, a partire dal 6 luglio, ha determinato sicuramente un maggiore dinamismo rispetto ai mesi precedenti, ma il volume resta comunque molto limitato e non riesce affatto ad imprimere una svolta al settore. D’altra parte, il quadro generale è decisamente negativo, soprattutto per il comparto moda, che comprende abbigliamento, articoli sportivi, accessori, calzature, pelletteria e tessile casa. Nei primi sei mesi dell’anno infatti si è registrata una flessione media rispetto al 2023 di quasi il 10 % (la media nazionale è stata di -8,1%) del volume d’affari, che nei mesi dei saldi si è ridotta al -5.5% (la media nazionale è del -4,6%), ottenendo quindi così soltanto un contenimento della flessione. Durante i saldi, in provincia di Avellino, non tutti i segmenti del settore hanno fatto registrare lo stesso andamento: i negozi di capi di lusso, per esempio, hanno ottenuto risultati migliori, così pure quelli con offerte di primo prezzo, con linee giovanili.
In base ad un monitoraggio effettuato da Confesercenti tra i propri associati è risultato che oltre il 65% degli esercizi di prossimità ha registrato vendite inferiori allo scorso anno, il 25% ha segnalato una performance stabile e meno del 10% in crescita.
I prodotti più gettonati negli acquisti sono stati calzature, vestiti da donna e costumi da bagno.
“Dall’analisi della situazione – ha concluso Marinelli – appare evidente che le difficoltà economiche generali continuano a condizionare i consumi delle famiglie, ma i territori con problemi strutturali ne risentono maggiormente, soprattutto se non beneficiano di un flusso turistico consistente, che funge da parziale ristoro. A complicare ulteriormente i risultati delle piccole attività sono poi le grandi piattaforme web di vendita, che si trovano ad operare in una posizione di vantaggio anche fiscale, pur se i consumatori stanno riscoprendo il valore aggiunto dei negozi fisici soprattutto in termini di vivibilità urbana. Non possiamo pertanto che ribadire la necessità di interventi istituzionali mirati, l’esigenza di una riformulazione dello strumento dei saldi, unitamente alla regolamentazione del commercio elettronico, ma anche uno sforzo per riprogrammare il commercio al dettaglio sui territori”.