Acqua pubblica, intervista al Prof. Becchetti.

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a cura di Civico 22 Benevento
Prof. Becchetti: stato, mercato, cittadinanza attiva e imprese responsabili: i pilastri di una “buona e nuova”. Come possiamo mettere insieme questi quattro pilastri sul tema acqua pubblica e sua gestione?
L’ideale sarebbe una governance per la gestione dell’acqua che coinvolge i portatori d’interesse più direttamente protagonisti come i consumatori. Ad oggi come sappiamo esiste il modello pubblico e quello privato for profit regolamentato. Entrambi hanno limiti. Nel primo ci sono spesso inefficienze e nomine con finalità di strategia politica ai vertici che non coincidono con capacità manageriali. Nel secondo, il regolatore dovrebbe imporre al concessionario che gode di un monopolio naturale una percentuale di profitto in cambio di un impegno ad investire nella qualità dell’infrastruttura. Ma spesso il regolato cattura il regolatore. Abbiamo visto in un altro caso di monopolio naturale del ponte di Genova cosa questo significhi.
Beni pubblici come l’acqua gestiti da cooperative di utenti assicurerebbero posizione preminente all’interesse dei cittadini curando sia accesso che qualità delle infrastrutture.
Il “cuore caldo” della Democrazia si chiama “partecipazione”. Ma crisi economica, pandemia, guerra stanno generando una pericolosa “perdita di senso” con annessa “voglia di divano” ai quali si aggiunge lo sgonfiamento dei corpi intermedi. Il rischio è il disinteresse e la delega dell’esercizio democratico. Come e cosa fare?
La forza e la ricchezza dei corpi intermedi è da sempre un punto di forza della nostra democrazia (anche comparativamente rispetto a quanto accade in altri paesi). Per ravvivarla bisogna applicarsi per trovare soluzioni ai problemi di oggi facendo se necessario nascere nuove forme che arricchiscono la biodiversità organizzativa. Modelli come quelli del worker buyout, di piattaforme non estrattive ma capaci di condividere in modo equo il valore creato, delle cooperative o fondazioni di comunità che combattono lo spopolamento delle aree interne ne sono un esempio
Crisi energetica e comunità. Acqua, sole, vento e cura delle relazioni: ma perché stiamo arrivando tardi alle rinnovabili e alle comunità energetiche?
L’abbandono delle fonti fossili l’abbiamo scelto con Etica sgr, il primo fondo d’investimento etico italiano, 22 anni fa quando nacque la società. Il papa lo ha detto nel 2015 nella Laudato Si. Ed oggi tutti concordano che sia necessario farlo gradualmente per motivi di clima, convenienza di costo, pace, indipendenza e sovranità energetica. Il problema odierno dunque è la distanza tra dichiarazioni e comportamenti di fatto. Dire che si è per la transizione facendo comunicazione massiccia sull’1% ecologico del proprio operato quando il 99% non lo è vuol dire dare una visione fuorviante del proprio effettivo grado di coerenza con la transizione ecologica.

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