“La diga di Campolattaro ed il relativo invaso saranno immediatamente oggetto di attività di ri-funzionalizzazione. L’acqua è oro per l’agricoltura e questo invaso può contribuire a tutelare l’intera area sannita dai problemi di siccità che i cambiamenti climatici stanno provocando”. L’ottimizzazione e l’allargamento a specifiche esigenze delle imprese agricole di una delle infrastrutture strategiche della provincia di Benevento è uno degli impegni assunti dal Consigliere delegato per l’Agricoltura del Presidente della Regione Campania, Franco Alfieri intervenendo all’evento organizzato da Cia Campania presso la Fiera di Morcone, “Cambiamenti climatici: Dall’emergenza alla prevenzione. Agevoliamo l’adattamento”.
L’impegno di Alfieri è stato condiviso e supportato dal vice presidente Commissione agricoltura della Regione Campania, Mino Mortaruolo che si è reso disponibile a fare squadra per raggiungere l’obiettivo comune.
Prende così forma una delle proposte, già avanzate dalla CIA Campania, sulla revisione radicale del sistema irriguo per far fronte ai ricorrenti problemi connessi alla siccità. In Italia sono circa 31 i miliardi di metri cubi di acqua utilizzati per uso irriguo, il 46 per cento del totale. Su questo fronte non mancano le progettualità. Solo in Campania sono stati presentati 4 progetti per adeguamento degli invasi per un totale di 173 milioni di euro. Gli invasi in Campania sono 7 (Conza, Campolattaro, Piano della Rocca, Gallo, Presenzano, Persano e San Pietro) e con i dovuti investimenti potrebbero fare da importante supporto sia nella raccolta sia nella gestione delle risorse idriche.
La relazione scientifica introduttiva curata da Francesco Guadagno, Ordinario di geologia applicata Università del Sannio, ha illustrato come l’alluvione che colpì Benevento nel 2015 possa essere considerato un dimostratore per analizzare in che modo sia possibile passare dall’emergenza alla prevenzione attraverso una adeguata pianificazione. “La ricerca campana sul settore offre numerosi dati dai quali partire per organizzare una nuova strategia di cura del territorio ma non ha ancora l’attenzione che meriterebbe da parte di tutti gli attori e le Istituzioni che sono coinvolte nel processo di ridisegno del territorio”.
“Paghiamo ancora lo scotto dell’alluvione del 2015 – ricorda Raffaele Amore, presidente di Cia Benevento – siamo stanchi di contare danni e sappiamo che per cambiare le cose è necessario investire in ricerca e nella cultura della prevenzione. E proprio sul fronte della ricerca abbiamo già attivato con l’Università del Sannio una collaborazione sul tema della prevenzione e del dissesto idrogeologico ed è necessario avviare con tutte le università campane uno studio approfondito sulle nostre colture e verificare quali e in che modo si possono adattare, in più verificare quali nuove piante si possono coltivare”, conclude il Presidente della Cia Benevento.
“Purtroppo – osserva Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania e vicepresidente di Cia – Agricoltori Italiani – sono anni che parliamo dei cambiamenti climatici ma è stato fatto poco per prevenire ed adattarsi. Stiamo affrontando i cambiamenti climatici come emergenza e non attraverso una corretta prevenzione. Il tema del cambiamento climatico va affrontato in modo strategico e con il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio. La Cia intende portare avanti un percorso costante di sensibilizzazione e informazione verso gli agricoltori e le aziende agricole che sono attori fondamentali del processo e che insieme agli altri concorrono a influenzare i cambiamenti ambientali”.
All’evento Cia ha partecipato anche il dirigente Stapa-Cepica di Benevento Marco Balzano ed il parlamentare europeo Nicola Caputo che ha spiegato come al Parlamento europeo stiano lavorando su un testo che riguarda l’importanza degli enti locali nella lotta ai cambiamenti climatici e per una migliore integrazione delle regioni e delle città nel quadro della Convenzione ONU sul Cambiamento Climatico, in modo da stabilire un dialogo diretto e permanente tra i vari livelli, e ad un migliore coordinamento della Commissione, della BEI e degli Stati membri per lo sviluppo di un’adeguata capacità amministrativa delle regioni e delle città, al fine di consentire loro di trarre pieno vantaggio dalle opportunità di finanziamento pubblico e privato disponibili a livello dell’UE.
PAC E AGRICOLTURA SOSTENIBILE
Il settore agricolo è responsabile, del 10 % delle emissioni di gas a effetto serra provenienti dall’Unione europea. Nel 2016, 16,3 miliardi di euro del bilancio della PAC sono stati indirizzati verso l’agricoltura sostenibile e rispettosa del clima a dimostrazione della importante accelerazione che il settore agricolo europeo sta imprimendo alla transizione verso un’economia circolare a basse emissioni di carbonio e resistente ai cambiamenti climatici e della forte predisposizione dello stesso a cogliere tutte le opportunità per ulteriormente migliorare le prestazioni ambientali.
Il nuovo regolamento consentirà al settore agricolo di fare la sua parte nella lotta al cambiamento climatico. Stabilisce degli obiettivi di emissioni annuali per gli Stati membri per il periodo 2021-2030 obbligando il settore a favorire l’innovazione in agricoltura introducendo tecniche “verdi” in grado di proteggere il suolo e la riduzione delle emissioni derivanti dal settore agricolo. A tal fine, oltre alle tecniche proprie dell’agricoltura di precisione, è necessario promuovere, in particolare, le tecniche di agricoltura conservativa.
L’IMPATTO SULLA CAMPANIA E LE AREE INTERNE
Il rateo di crescita delle temperature in Italia è circa il doppio rispetto a quello globale. E’ stato già raggiunto un aumento intorno a 1,3 gradi rispetto al periodo tra 1880 e 1920 con una sostanziale riduzione delle precipitazioni. Le conseguenze: minori precipitazioni nella stagione estiva; tendenza all’aumento dell’ampiezza del ciclo stagionale con inverni anomali e estati con maggiori possibilità di avere ondate eccezionali di calore.
Tutte le regioni hanno aree sensibili alla desertificazione ma con gradi di intensità e con estensione delle aree interessate diverse: oltre la metà del territorio italiano è a rischio di degrado e tra esse anche la Campania con particolare esposizione per l’area sannita. Si temono, in particolare, fenomeni di retroazione: un suolo più secco si riscalda più facilmente e si lascia penetrare più lentamente da piogge intense, questo limita la capacità di accumulo riducendo ulteriormente il contenuto idrico che a sua volta limita lo sviluppo della vegetazione determinando condizioni favorevoli alla desertificazione con riduzione della biodiversità del sistema.
A tutto ciò si aggiunge una perdita di biodiversità stimata al doppio di quanto previsto a livello europeo, dove arriva al 10%, dovuta anche all’insorgere di malattie e maggiore vulnerabilità agli agenti patogeni e ai parassiti che possono avere maggiore diffusione.