Alla riscoperta delle mofete di Oliveto Citra.
Nel Salernitano è stata costituita da undici giovani la Cooperativa Mefitis per promuovere un percorso geoarcheologico particolare
Conoscere a fondo il territorio rende consapevoli della valorizzazione del proprio patrimonio e del potenziamento nell’attrattiva da essa esercitata. È questa la motivazione che ha spinto Marzia Spera, attenta conoscitrice della realtà di Oliveto Citra, un paese della val Sele, e undici giovani a costituire la Cooperativa Mefitis. Lo scopo è quello di studiare le caratteristiche del territorio delle mofete, al confine con l’Irpinia. Le mofete rappresentano il degassamento naturale di una miscela di gas (anidride carbonica, anidride solforosa, idrogeno solforato, acido solforico, elio, metano, azoto, idrocarburi aromatici e altri gas) che, risalendo dalle profondità della Terra, trovano come via preferenziale faglie e fratture.
Luoghi di antichi culti
Il territorio di Oliveto Citra, già di per sé particolare per le numerose sorgenti solforose, ha conosciuto storie di brigantaggio e di culti antichi, di lupi mannari e divinità italiche come quelle delle acque presso il Fonte di Plinio. Luoghi che hanno migliaia di anni, nei quali esistono tracce che riportano agli uomini dell’età della pietra, graffiti paleocristiani e insediamenti rupestri, un totem neolitico. Lo testimoniano recenti scoperte e storie ancora avvolte nel mistero come il mito delle sirene e della dea Mofita dall’immagine bifronte, a cui veniva attribuito il potere di fare da tramite tra la vita e la morte e di presenziare agli scambi. Nelle vicinanze delle sorgenti sono stati rinvenuti ex voto, monete, vasetti votivi e pendagli di ambra rossa. Nei pressi della sorgente San Sisto non mancano i ruderi di antiche chiese cristiane.
Mefitis
La divinità da cui prende il nome la cooperativa, è Mefitis il cui nome significa «colei che fuma nel mezzo» oppure «colei che si inebria» o ancora – sembra con maggiore probabilità – «colei che sta nel mezzo». Mefitis era la dea della fecondità e incarnava l’aspetto più magico e imperscrutabile della Grande Madre Mediterranea. Il culto di Mefitis era diffuso in tutta l’Italia che parlava la lingua osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche. La sua presenza però si riscontra anche fuori dell’area osco-sabellica: a Cremona, a Lodivecchio, a Roma – dove sono attestati un tempio (Aedes Mefitis) e un boschetto sacro (Lucus Mefitis) a lei dedicati sull’Esquilino fin dal III a.C. – e a Tivoli. I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri.
Geositi
“Oliveto Citra è il Comune italiano più interessante per quanto riguarda il degassamento naturale dal suolo», dice Italo Lullo, sindaco che ha promosso quest’iniziativa unica in Italia.«Sono state riscontrate nel comprensorio comunale di Oliveto Citra ben dieci venute di gas, le cosiddette mofete, con o senza la presenza di acqua», spiega la geologa Marzia Spera. Queste mofete costituiscono un posto di particolare interesse geologico definito geosito. L’individuazione dei geositi offre numerose opportunità: dalla valorizzazione e conservazione del patrimonio geologico, alla promozione del territorio comunale e provinciale, integrando la conoscenza di questi fenomeni naturali nei dati nella pianificazione territoriale. «L’alta e media valle del fiume Sele», aggiunge Spera, «è tra le aree più interessanti della Campania dal punto di vista del paesaggio». I ragazzi di Oliveto Citra hanno già dato la propria adesione al progetto Alla scoperta delle terre dal cuore caldo, avviato dal Cosvig (Consorzio sviluppo aree geotermiche) e da Slow Food, che sarà reso operativo il prossimo autunno, in occasione del Salone del gusto a Torino.
Il ricordo di due studiosi del territorio
La Cooperativa Mefitis si propone di potenziare l’attrattiva esercitata dal territorio e quindi dell’offerta turistica, con la possibilità di implementare i posti di lavoro attraverso servizi collegati con l’attività turistico-didattica, la cui offerta dovrà essere potenziata. La Cooperativa ha voluto dedicare questo progetto a due studiosi del territorio che per primi hanno visto questi fenomeni naturali con occhio diverso: il geologo Dino Sica e il maresciallo dei carabinieri Damiano Pipino.