Atripalda: percettori Rdc prima utilizzati in progetti di manutenzione e poi scaricati dal Comune

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riceviamo e pubblichiamo

Perchè il Comune di Atripalda non assorbe nell’organico dell’azienda municipalizzata gli operatori che ha impiegato nei progetti di utilità collettiva di manutenzione urbana?

E’ questa la domanda che pongo al sindaco di Atripalda, Paolo Spagnuolo, e all’intera amministrazione comunale, ritenendola una richiesta legittima, che proverò a supportare con un ragionamento e con fatti precisi.

Intendo sollecitare l’attenzione della pubblica opinione e delle istituzioni su alcune questioni concrete ed importanti, che riguardano la vita quotidiana e spesso la sopravvivenza di persone ed intere famiglie, partendo dalla mia esperienza personale, anche per evidenziare, al di là di ogni spiacevole pregiudizio e luogo comune, le incongruenze, le ingiustizie e le iniquità che si determinano quando la dignità ed il benessere dei cittadini, degli uomini e delle donne in carne ed ossa, soprattutto quelli socialmente più fragili, non vengono considerati una priorità dagli enti pubblici e da chi li amministra e talvolta nemmeno dalla stessa comunità.

Sono un cittadino di 58 anni, un operaio disoccupato, ex percettore del reddito di cittadinanza. Ho sempre cercato di darmi da fare onestamente ed il mio obiettivo è riuscire a trovare un nuovo lavoro.

Durante l’intero periodo in cui ho percepito il reddito di cittadinanza sono stato sempre utilizzato dal Comune di Atripalda, insieme ad altre persone nelle mie stesse condizioni, come operatore dei progetti di manutenzione dell’ente, senza alcuna retribuzione, come previsto dalla legge. Sarà stato un caso ma sono stato probabilmente l’unico ad essere puntualmente convocato per mettere a disposizione dei progetti comunali diverse ore del mio tempo, ore di “volontariato obbligatorio”. Ma di ciò non mi lamento, perchè così ho contribuito a migliorare, almeno in mimina parte, la vivibilità della cittadina dove abito.

Insieme agli altri operatori, ho svolto ogni tipo di incombenza, faticosa ed anche delicata, dalla pulizia delle caditoie ai margini delle strade, alla raccolta di rifiuti di ogni tipo negli spazi urbani. Lo abbiamo fatto senza alcun corso di formazione e in genere senza strumenti o abiti da lavoro idonei. Quando qualche volta gli interventi richiesti ci esponevano a disagi o rischi, ho chiesto al referente dell’amministrazione comunale che fossimo equipaggiati come necessario, altrimenti non avrebbe potuto disporre del mio servizio. Molti problemi sono stati risolti e l’ente ha risparmiato non poche risorse finanziarie con il nostro lavoro non retribuito.

Adesso non beneficio più di alcuna misura sociale, le istituzioni preposte non mi hanno avviato, come è successo anche a tanti altri, ad un percorso di riqualificazione e reinserimento professionale, nonostante io abbia pienamente assolto ad ogni obbligo di legge, rendendomi utile e svolgendo servizi che il Comune non avrebbe potuto espletare, se non commissionandoli a pagamento a ditte specializzate. Ma l’ente ci ha completamente abbandonati al nostro destino, dopo averci utilizzati, e non ha preso in considerazione l’assorbimento nella municipalizzata di una quota di ex operatori dei servizi di manutenzione dei Puc, preferendo altri canali per l’assunzione del personale. Insomma prima utilizzati e poi gettati come oggetti vecchi,

In passato c’è anche chi, come il sindacalista Giovanni Ardolino, ha giustamente segnalato l’utilizzo improprio dei percettori del reddito di cittadinanza nei progetti comunali, esposti a rischi, in servizi che dovrebbero svolgere esclusivamente ditte preposte ed autorizzate. Una denuncia che evidentemente gli è costata cara, visto che è stato querelato dall’amministrazione comunale.

A questo punto, penso il Comune debba doverosamente, soprattutto sotto il profilo morale e sociale, aprire una seria riflessione. Il reddito era una misura per avviare al lavoro i disoccupati. Perchè adesso non si concretizza questo obiettivo, inserendo nella municipalizzata chi, come me, si è messo a disposizione dell’ente e della collettività?

S.M.

(residente ad Atripalda)

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