La decisione della Regione Campania di consentire al Comune di Chianche, tra l’altro, solo attraverso una deliberazione del Sindaco senza convocazione del Consiglio comunale né informando la popolazione e gli operatori locali, di costruire un impianto di trattamento dei rifiuti nell’area D.O.C.G. del “Greco di Tufo”, è di una gravità inaudita che rischia di compromettere lo stesso riconoscimento di zona agricola di pregio e di tutela e valorizzazione paesaggistica. In altre regioni del Paese le aree di pregio agricolo e naturalistico sono state tutte preservate dall’insediamento di simili impianti tanto che alcune di esse sono state riconosciute dall’UNESCO patrimonio universale dell’Umanità. Solo in Campania queste aree diventano luoghi di conferimento e trattamento industriale dei rifiuti, nonostante sia risaputo la ciclicità di emergenze, in particolare nell’area metropolitana della regione, che puntualmente ricadono sui nostri territori.
Mente spudoratamente chi crede di rovesciare il problema ponendo la domanda: “Ma i rifiuti dove li dobbiamo mettere?” perché sia le leggi nazionali che quelle regionali in materia dicono tutte espressamente che questi impianti vanno collocati nelle are industriali già operative e vicine agli svincoli degli assi di maggiore collegamento viario. Il sito di Chianche è, invece, palesemente un’area produttiva inesistente, situata a pochi metri dal passaggio a livello della linea ferroviaria, che dista ben 18 km dal Casello “Avellino-Est”, che obbligherà la colonna dei compattatori ad attraversare diversi centri abitati e ben 5 comuni, con una viabilità già di per se’ precaria e penalizzante e una collocazione nel cuore dell’area D.O.C.G del “Greco di Tufo” .
La soluzione dei mega impianti industriali per i rifiuti organici, che costano alle comunità ben 14 milioni di euro, non è l’unica perseguibile in quanto vi sono sistemi alternativi sostenibili e compatibili con le dimensioni dei nostri piccoli centri rurali, come la compattazione di prossimità territoriale o di comunità, che poteva seriamente essere introdotta coinvolgendo i comuni ed evitando, in tal modo, di chiamarli all’asta accattivante dell’avviso pubblico per impiantare i biodigestori. La nostra non è una battaglia di categoria, ma di civiltà, che interessa indistintamente la comunità della Valle del Sabato e dell’intera Irpinia perché se passa l’imposizione di Chianche tutte le aree D.o.c.g. della nostra provincia saranno irrimediabilmente esposte e la ferita sarà inferta alla stessa immagine di tutta la nostra regione con gravi conseguenze al già delicato processo di valorizzazione turistica dei nostri territori e al suo sistema economico.
Per queste serie motivazioni questo Coordinamento, che non è un gruppetto protestatario ma il cartello, sempre più vasto, formato dai Comuni del’Area D.O.C.G e della Valle del Sabato, G.A.L., Consorzi di tutela di rilievo provinciale e territoriali, associazioni ambientaliste, di categoria e di tutela della filiera agro-alimentare, Pro Loco, associazioni di consumatori, confederazioni di categoria agricola e tanti liberi cittadini, invita tutti a sostenere questa nostra battaglia di civiltà che non è condotta nel nome di un “NO” dettato da pregiudizio ma di un “SI” per una diversa soluzione del problema dei rifiuti e una difesa e valorizzazione delle nostre terre.