Maurizio de Giovanni ha scritto: «Pioggia. Pioggia e solitudine. Un palazzo popolato da fobie, oscurità e sofferenze mascherate da sorrisi di circostanza.Il luogo dove dovremmo trovare sicurezza e calore, che può diventare un inferno. Una ventata d’aria torbida nel romanzo nero italiano, scandita da una scrittura secca, partecipe e coinvolgente che racconta della danza della morte all’interno di una casa che potrebbe essere la vostra.»
Mercoledì 3 dicembre h 18:30 presentazione del romanzo CATTIVI PRESAGI della napoletana Alessandra Pepino a Il Caffè Letterario via Brigata Avellino 41/43, 83100 Avellino.
Interverrà con l’autrice Paquito Catanzaro, scrittore e attore. Letture di Giuliana Gaudyer.
Al termine della presentazione seguirà aperitivo.
SOMMARIO:
Giugno: una pioggia torrenziale si abbatte su Napoli. Complice un black out, due fatti di sangue avvengono all’interno dello stesso condominio: Cesare Melchionna, famoso scrittore in crisi, rinviene per caso il cadavere strangolato e brutalmente percosso della sua avvenente vicina, Benedetta Fierro, nascosta alla meglio tra le piante del cortile. A pochi minuti di distanza, un colpo di pistola raggiunge alla testa l’ingegner Ignazio Botta, misantropo conclamato che abita al primo piano dello stesso stabile. A tentare di risolvere i due casi, apparentemente estranei l’uno all’altro, è chiamato Jacopo Guerra, ispettore dal carattere burbero, ma incapace di non farsi coinvolgere emotivamente dagli eventi. Parallela all’indagine ufficiale, si sviluppa quella segreta di Costanza, sorella di Benedetta, costretta fino a quel momento in casa da un’acuta forma di agorafobia, che trova nel dolore la forza per guardare in faccia le sue paure e mettersi sulle tracce dell’assassino. Qual è il filo sottile che tiene avvinte le due vittime? E che ruolo svolge nella vicenda il senzatetto che ha tenuto compagnia all’ingegnere durante la sua ultima cena? False ipotesi e piste ingannevoli si intrecciano incessantemente fino al raggiungimento della più amara delle verità.
L’AUTRICE:
«Nasco a Napoli trenta anni fa in una casa piena zeppa di libri di ogni genere. A tre anni, senza che nessuno me lo insegni, imparo a disegnare, poi a dipingere con le tempere e con gli acquarelli: è chiaro fin da subito quanto mi diverta raccontare la realtà, ritrarla e, al contempo, inventare per lei sempre nuovi dettagli. Ma è solo quando imparo a tenere la penna nella mano e a mettere nero su bianco i pensieri che mi affollano la testa, che capisco quale sarà il mio futuro. Desidero, più di ogni altra cosa, che le mie storie trovino voce, che ci siano occhi curiosi disposti a leggerle e mani riguardevoli a maneggiarle.»