Confesercenti: black friday magro per negozi irpini.

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“Nonostante l’impegno e gli sforzi promozionali delle attività commerciali irpine per  il Black Friday, il mese di novembre fa segnare un’ulteriore flessione per i negozi di vicinato e le piccole imprese, con le piattaforme digitali che la fanno da padrone”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti.

“Tra pubblicità e marketing sistematico – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – ormai quote di mercato sempre più consistenti si trasferiscono dai negozi fisici ai siti web di grandi società, spesso straniere. Secondo un sondaggio condotto da Confesercenti con IPSOS, su un campione di 800 italiani tra i 18 ed i 65 anni, circa 12,7 milioni di italiani hanno deciso di approfittare degli sconti e di fare almeno un acquisto nella settimana del black Friday, con un budget medio di circa 261 euro a persona, per un totale di 3,3 miliardi di euro. Ma solo il 29% ha acquistato o acquisterà in un negozio di vicinato”.

“Quest’anno, poi, il periodo degli sconti si è esteso ben oltre i confini della settimana del black Friday, con offerte già dal primo novembre ed una campagna pubblicitaria di dimensioni inedite: l’86% degli italiani maggiorenni ha ricevuto un’offerta promozionale diretta, soprattutto via mail (79% delle indicazioni), sms (27%), Whatsapp (18%) o telefono (11%). Ad essere bersagliate soprattutto donne, tra cui l’88% dichiara di essere stata raggiunta da un’offerta. Percentuali che nel Mezzogiorno risultano ancora più alte. Insomma, un sistema commerciale, che danneggia le rivendite fisiche, soprattutto quelle autonome, anticipando peraltro nei fatti, almeno parzialmente, gli acquisti di Natale. Alla fine, resta il dubbio se si tratti di un vantaggio vero per i consumatori o solo una grande operazione di marketing, che però sicuramente trasferisce  ricchezza all’estero, attraverso le grandi piattaforme internazionali di eCommerce”

“E’ necessario  – conclude Marinelli –  definire regole precise, che riequilibrino il mercato e consentano un’effettiva concorrenza e non un monopolio dei giganti del web. Altrimenti, si rischia una desertificzione dei nostri centri urbani, con sempre più negozi chiusi e locali con il cartello affitasi”.

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