I conti deposito sono uno dei metodi più diffusi tra gli italiani che desiderano risparmiare. Come si legge su Qualeconviene.it, vincolando una determinata somma di denaro per un determinato periodo di tempo, i conti deposito possono ottenere un guadagno tramite gli interessi che man mano maturano sul conto e che vengono erogati nel momento in cui la somma viene svincolata. Una pratica conveniente, quindi, che rappresenta un vantaggio per le banche e per i risparmiatori ma, alcune politiche economiche recentemente varate, potrebbero in qualche modo modificare l’aspetto della convenienza dei conti deposito, penalizzando i piccoli risparmiatori. Infatti, è in questi giorni allo studio del Governo una misura atta ad arginare le possibili crisi bancarie: si tratta del prelievo forzoso dai conti deposito che superano i 10.000 euro per reperire i fondi per salvare le banche dal fallimento. Il cosiddetto bail-in implicherebbe il sacrificio dei risparmiatori in favore delle banche, per evitare che queste possano fallire e, quindi, trascinare con sé nella rovina tutti i risparmiatori. Il bail-in è già stato adottato in alcune circostanze d’emergenza, quando l’istituto di credito ha mostrato evidenti segni di un fallimento imminente.
Ovviamente, l’idea di questo provvedimento non è stata accolta in maniera favorevole e si sono scatenate innumerevoli polemiche attorno a questa questione. Ovviamente, non tutti i conti deposito possono essere aggrediti col prelievo forzoso, ma solo quelli che superano i 10.000 euro, in modo tale da tutelare i piccolissimi risparmiatori che, con molta probabilità, hanno in quel conto l’unica loro fonte di risparmio. Tuttavia, è il concetto alla base del prelievo forzoso che risulta essere totalmente sbagliato, perché nella maggior parte dei casi le banche sono sull’orlo del fallimento a causa delle scelte sbagliate da parte dei loro manager. Perché devono essere i risparmiatori a pagare per un errore che non dipende da loro ma da una condotta non corretta da parte degli amministratori dell’istituto di credito? Il bail-in mette i risparmiatori nella condizione di doversi assumere una responsabilità per una colpa non loro, senza che lo Stato intervenga concretamente per arginare una possibile crisi finanziaria. In pratica, quindi, si ha un’inversione dei ruoli nella misura in cui sono i cittadini a doversi sacrificare ed esporsi in prima persona al posto dello Stato, che come unica soluzione ha trovato il sacrificio dei cittadini, lasciandoli ancora più soli in un momento storico di forte difficoltà. In realtà, il prelievo forzoso non è un’assoluta novità, perché già i Governi precedenti avevano utilizzato questo stratagemma in passato. In particolare, fu il Governo Amato nel 1992 a effettuare il primo prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani. Tra il 9 e il 10 luglio del 1992, infatti, fu effettuato un prelievo del 6 per mille su tutti i conti correnti degli italiani, per arginare il fenomeno speculativo aggressivo che la Lira stava subendo in quel periodo sul mercato.
Il prelievo forzoso risolse la situazione? No, tutt’altro, accentuò la crisi economica e non servì allo scopo per il quale era stato emanato il provvedimento d’urgenza. Il 2017 si prevede sia l’anno del prelievo forzoso, spesso celato dietro stratagemmi attuati in prima istanza proprio dagli istituti di credito. In particolare, infatti, in questo momento il Governo non ha varato nessuna misura d’emergenza e, quindi, non sono previsti a breve prelievi forzosi a danno dei cittadini ma, nei fatti, questi sono già stati effettuati, anche se in altra misura. Nello specifico, infatti, le banche hanno iniziato a mettere in atto una strategia subdola nei confronti dei cittadini, che prevede l’aumento dei costi di gestione per i correntisti dei conti deposito. Cosa significa? Significa che non si tratta di un prelievo forzoso come si è abituati a conoscerlo ma di un incremento dei costi richiesti dalla banca per la gestione del conto deposito che, di fatto, permette all’istituto di credito di intascare una cifra significativa per il risanamento. In molti casi si tratta di aumenti significativi, importanti, in altri casi, invece, le banche hanno imposto delle nuove tasse in aggiunta a quelle già esistenti. In questo modo le banche sperano di riuscire a risanare i debiti che hanno contratto con le banche ma il tutto a discapito dei cittadini correntisti che si trovano costretti a un esborso obbligatorio per una situazione che non dipende dalla loro condotta ma esclusivamente dagli errori nella gestione del sistema bancario.
Fonte: http://www.qualeconviene.it/conti-deposito/