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Cyberbullismo, diffuso video hard di una ragazzina di 16 anni, indaga Polizia delle Comunicazioni.

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Un momento della presentazione del servizio della Polizia postale contro le fake news presso il Centro Anticrimine Informatico a Roma, 18 gennaio 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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Un caso di cyberbullismo su minorenni ad Avellino. Diffondono nella rete un video hard compromettente di una 16enne. Un gesto da bulli, una storia molto delicata, che riguarda minori e sulla quale sta indagando la Questura di Avellino.

A notare per primi il comportamento anomalo della vittima, sono stati i suoi genitori, i quali si sono subito rivolti alla Polizia. Il filmato ritrae la ragazzina in effusioni spinte con un coetaneo, diffuso via chat tra amici e sconosciuti. La famiglia in questione risiede  in un comune della provincia di Avellino. La vicenda è ora in mano agli inquirenti del tribunale dei minori di Napoli. La Procura partenopea ha aperto un fascicolo. Sarebbero stati già individuati i responsabili. Si tratterebbe di due ragazzi e una ragazza, tutti tra i 16 e i 17 anni. L’accusa è di diffamazione e divulgazione di materiale pornografico. Ci sono indagini in corso e non si esclude il coinvolgimento di altre persone.

Un fenomeno molto diffuso soprattutto a scuola, quello del cyperbullismo in rete e sul quale vi è la massima attenzione da parte della Polizia di Stato: 

Un’età compresa tra i 10 e i 16 anni, un’immagine di bravi studenti, una competenza informatica superiore alla media, incapacità a valutare la gravità delle azioni compiute online: questo l’identikit del cyber bullo, che usa internet per realizzare quello che magari non riesce a vendicare nella vita reale, quello che non ha il coraggio di fare nel cortile della scuola.

Si conoscono tra i banchi di scuola o nella palestra del pomeriggio. Tramite il click del mouse, si sostituiscono ai compagni di classe più timidi sui social network, a nome di altri diffondono immagini e informazioni riservate tramite mms sui telefonini, raccontano particolari personali o dichiarano disponibilità sessuali a nome delle compagne: questi i comportamenti devianti più spesso arrivati all’attenzione degli agenti della Polizia delle Comunicazioni.

Quando dopo una denuncia intervengono gli agenti per fermare azioni di bullismo spesso si hanno delle reazioni di stupore di vergogna e lacrime da parte dei cyber bulli più giovani che ovviamente non si sono resi conto di quanto fosse stato feroce il loro modo di prendere in giro qualcuno. Il quadro cambia notevolmente con l’avanzare dell’età dei cyber bulli, i comportanti diventano più articolati, più vessatori, più simili ai maltrattamenti ripetuti, agli insulti davanti agli amici, tipici del bullismo “reale”.

Numerosi i casi negli ultimi anni, ma nulla vieta di ritenere che i giovani tengano sotto silenzio molte delle prepotenze online perché non sanno che esistono leggi per tutelarli e perché in fondo la sofferenza di “leggersi” insultato sul web è motivo di vergogna, è testimonianza di debolezza che non si vuole confessare, nemmeno alla Polizia.

La Polizia delle Comunicazioni promuove progetti e campagne di sensibilizzazione per rendere coscienti i giovani di questo cattivo uso della rete perché solo una buona informazione può aiutare a tutelare i minori e non solo.

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