Il Tribunale penale di Avellino, nella persona del giudice monocratico dott. Argenio, ha assolto S.G., medico di turno in servizio presso il reparto di riabilitazione della Fondazione Don Gnocchi di Sant’Angelo dei Lombardi, dal grave delitto di omicidio colposo. Il decesso della paziente I.E. era avvenuto in data 11/03/2013.
Il medico era accusato di non aver provveduto ad effettuare la ventilazione assistita ed invasiva ad una paziente, affetta da crisi respiratorie; in particolare, di non avere nell’immediato trasferito in una struttura di terapia intensiva la signora, alla luce di un sospetto peggioramento delle condizioni cliniche generali.
L’istruttoria dibattimentale è stata particolarmente lunga: sono stati escussi quatto parasanitari che lavoravano presso l’ospedale Don Carlo Gnocchi, nonché i familiari della paziente deceduta che si sono costituiti parte civile con il patrocinio di due avvocati, oltre al medico anestetista di turno. Ma il terreno più delicato sotto il profilo processuale dove si sono registrate divergenze tra l’accusa e la difesa è stato il contenuto delle consulenze redatte dalla dott.ssa Turilazzi e dal dott. D’Ambrosio, quali esperti nominati dal Pubblico Ministero.
La difesa dal suo canto, per cercare di contrastare l’ ipotesi accusatoria si è avvalsa della consulenza redatta dott.ssa Sementa, ma soprattutto delle dichiarazioni, precise e puntuali, rese dall’imputato, il quale ha spiegato, con dovizia di particolari, di aver fatto tutto quello che era nelle sue possibilità seguendo le linee guida che la scienza medica detta in casi simili.
La Procura della Repubblica presso il tribunale di Avellino aveva chiesto al giudice di affermare la penale responsabilità dell’imputato chiedendo la condanna a mesi sei di reclusione, con i conseguenti effetti negativi che notoriamente determina una sentenza di condanna nei confronti di un medico.
Ma, alla fine hanno prevalso le ragioni giuridiche formulate dagli avvocati Luigi e Dario Vannetiello, i quali, dopo un lungo e sapiente lavoro difensivo, il quale ha fatto leva sui più recenti approdi giurisprudenziali e normativi, hanno finito per convincere il giudice, il quale, all’esito di un lunga camera di consiglio, ha ritenuto che lo specifico fatto contestato all’imputato non costituisce proprio reato.
È giunta la assoluzione con formula piena che ha sgombrato ogni dubbio sulla correttezza dell’operato del medico dell’Ospedale Don Gnocchi.