Il tema dell’energia e degli approvvigionamenti energetici è sicuramente di stretta attualità, “Gazzetta” ha deciso di affontarlo cn lo spirito che da sempre la contraddistingue, andando ad intervistare il Presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia.
Presidente Marsiglia, che cosa è e di cosa si occupa FederPetroli Italia?
FederPetroli Italia è una federazione di categoria, non sindacale, ma con uno scopo ben preciso che è quello di creare e distribuire business agli associati e, di rappresentare un indotto che è quello petrolifero/energetico in diversi scenari.
FederPetroli Italia è nata dalla valutazione di problematiche e necessità di aziende del comparto energetico che già anni fa’ iniziavano ad avvertire una mancanza di un interesse corporativo che doveva essere rappresentativo delle proprie attività.
La multi-settorialità di FederPetroli Italia ha portato ad un dialogo le aziende di diversa categoria merceologica, con la possibilità di rapporti di cooperazione bilaterale tra diversi paesi e una rappresentatività istituzionale e di diretta relazione con gli interlocutori preposti.
Per quel che riguarda il sottoscritto dopo un’esperienza imprenditoriale nell’ambito degli approvvigionamenti per diverse aziende del comparto industriale, curo per una società del Gruppo ENI il Supply strategico di alcuni prodotti ed entro in un Mondo chiamato Petrolio.
La mia esperienza da un bel po’ di anni è mirata come imprenditore al settore della Consulenza Petrolifera internazionale attraverso la PetrolConsulting, azienda che fornisce servizi alle maggiori Oil Companies internazionali da quelli che sono gli sviluppi di giacimenti di petrolio e gas, l’esplorazione attraverso lo studio e la tipologia dei pozzi sino alla messa in produzione ed erogazione dell’idrocarburo.
Devo la mia nascita alla RAFFINAZIONE e all’acquisto del petrolio grezzo per poi essere trasformato e poi ridistribuito per usi diversi.
Diciamo che nella mia esperienza ho toccato e sono onorato di averlo potuto fare, tutti quelli che noi chiamiamo i Settori e la catena del valore dell’indotto petrolifero, fino alla Rete Carburanti.
E’ ormai risaputo che scrivo Petrolio con la lettera maiuscola, non ho vergogna di dire che ho tutte le puntate di Dallas registrate e che continuo a promettere alla mia Consorte di festeggiare gli anniversari di matrimonio sulle piattaforme petrolifere…… ovviamente la fortuna è che dopo 21 anni ancora non ha chiesto il divorzio!!!!
Mi colpisce quando mi chiede del mio impegno. Il mio impegno attraverso FederPetroli Italia fin quando ne avrò possibilità ed opportunità, attraverso le mie strutture aziendali e personali è quello di far conoscere cosa vuol dire Petrolio ed Energia, specialmente in Italia.
Per anni l’indotto petrolifero non ha comunicato, o meglio ha fatto una sbagliata comunicazione, escludendo o non considerando quel target che sono i non addetti ai lavori. Le persone hanno bisogno di conoscere le realtà a loro lontane, c’è bisogno di confronto costruttivo ed anche di qualche contraddittorio che il più delle volte in una libera dialettica è più che costruttivo.
Il mio impegno è non un sogno, ma un obiettivo che pian piano sto portando avanti attraverso lezioni universitarie, convegni, attività internazionali ed altro, quello di definire una Politica Energetica Nazionale trasparente, incisiva e di condivisione con l’Europa ed in particolare con i paesi di altri continenti.
Il Vallo di Diano ha una prestigiosa storia, un paesaggio naturale ed architettonico davvero incomparabile: e’ del resto parte importante di un parco nazionale. Non le sembra che il solo parlare di petrolio, di metanizzazione in questa terra possa preoccupare ed allarmare ?
Sicuramente si quando non ci sono le basi per una corretta spiegazione di quello che si vuol fare, di quali sono gli obiettivi, di cosa migliorerà e di cosa non intaccherà a livello ambientale.
Il Sud Italia gravita ancora in un ‘limbo’ particolare, dove, ad esempio nella zona del Vallo di Diano o proseguendo verso il mare nel Golfo di Policastro si vive senza il gas di città.
Sono ancora costretti a rifornirsi con piccoli bomboloni esterni per il riscaldamento e nelle case si usa la famosa bombola per poter cucinare. Penso che tutto questo sia vergognoso.
Purtroppo il Vallo di diano vive su un terrore che è l’esperienza della Basilicata. Ritengo che lo sfruttamento delle risorse minerarie sia stato fatto male e si continua a non ‘sfruttata’ la risorsa più importante: quella umana.
Circa due anni fa siamo stati coinvolti nella delicata vicenda Shell Italia/Vallo di Diano, ricordo che feci una visita nella zona di Sala Consilina, Sassano e paesi limitrofi è dal ristoratore al contadino non sapevano di cosa si stava parlando ma la risposta era sempre la stessa: se il petrolio porta ricchezza ed occupazione ben venga, era sottinteso con l’impatto ambientale minimo.
Dopo qualche giorno le amministrazioni locali, cittadini e comitati iniziarono a creare un clima di ostruzionismo, ognuno diceva la propria senza alcuna conoscenza dell’argomento e senza sapere che non bisognava fare nessun pozzo o bucare e trivellare da nessuna parte, ma l’Istanza di ricerca Monte Cavallo era solo all’inizio su vecchi e superficiali sondaggi.
Questo è un evidente esempio del non sapere, e penso che Shell in questo caso abbia una buona dose di responsabilità.
Nel Gennaio dello scorso anno abbiamo manifestato la nostra volontà al Comune di Atena Lucana per quelle che erano delle perplessità su dei nuovi pozzi tra Campania e Basilicata e la preoccupazione di alcune linee di oleodotti di collegamento con la Val d’Agri, il tutto dopo comparsate televisive di personaggi noti e meno noti della zona, è finito senza alcuno sviluppo.
Questo è quello che intendo quando parlo di dialogo, parlo di conoscenza e ben venga che la politica faccia la sua parte.
Mi sono sentito chiamare ‘Petroliere Eco-Sostenibile’, mi fa sorridere ma se in questa forma di scherzo verbale è compresa una volontà dell’indotto petrolifero con una maggior tutela allo Sviluppo Sostenibile, per me, è un grande obiettivo che abbiamo raggiunto.
Far capire alle persone che la punta più alta della piramide è l’ambiente e la risorsa umana, la qualità della vita, in questo modo lo sfruttamento del Petrolio potrà essere fatto con maggior fiducia e anche i cittadini si sentiranno protetti. Certo bisogna comunque avere una coscienza ed una deontologia professionale di rispetto, parlo per me…
Quali sono i collegamenti e le interdipendenze con l’analoga problematica in Basilicata?
Sono Campano, o meglio sono orgogliosamente Cilentano e si può immaginare quanto rispetto ho per la mia terra, essendo un amante del mare e facendo i miei bagni nel Golfo di Policastro.
Per questo ho dedicato particolare interesse, attenzione ed impegno su tematiche che interessavano ed interessano questa zona, non ultimo l’importante gasdotto transnazionale della Snam che dovrà essere realizzato con approdo in Italia proprio nel territorio di Policastro Bussentino.
La Basilicata come dicevo dobbiamo considerarla un po’ un Mondo a se. Certamente un Eldorado petrolifero, dove comunque si sta verificando l’errore che è stato fatto negli Stati Uniti d’America ed in particolare in North Dakota, ovvero, non avere limiti.
Quando con FederPetroli Italia abbiamo presentato ‘Operazione Trasparenza” in uno dei punti di presentazione di cosa vuol dire Petrolio e Gas in Italia era ben chiaro che, non possiamo fare del nostro paese un Paradiso delle trivelle, sembrerà strano detto da me ma in ogni attività ci sono i limiti.
La Basilicata tutta negli anni ha sempre criticato e contrastato le attività petrolifere ma nello stesso tempo ha dato vita ad un pozzo nero irreversibile.
Sta a significare che indietro non si torna e che il problema non sono i piccoli pozzi che adesso si vogliono fare ma come si è sfruttato l’idrocarburo negli ultimi venti anni.
Risultato: gruviera petrolifera, sanità e strutture non valorizzate, cittadini ed agricoltori con perenni dubbi e quanto altro si vede.
La Campania è diversa ed a mio avviso è diverso l’approccio delle Istituzioni e della gente, non so il perché e pronunciandomi eccederei nel fare dell’evidente campanilismo però è cosi.
Perché credete, invece, di poter garantire una perfetta compatibilità ambientale?
Oggi gli strumenti, le tecniche, la sicurezza sul lavoro, le normative internazionali sono molto rigide. Se vi è errore è dell’uomo, sempre per il superamento di quei famosi limiti.
Esempio il disastro British Petroleum nel Golfo del Messico pozzo Macondo piattaforma Offshore.
La garanzia in Italia è anche un’altra, la morfologia del sottosuolo italiano è diversa da quella dove abbiamo assistito a grandi disastri. Per fare un esempio abbiamo 1.500 mt di profondità nel Golfo del Messico, le piattaforme offshore nell’Adriatico a largo dell’Abruzzo arrivano ad una profondità di massima 23 metri, nel Gargano a 50 metri con pozzi principalmente a bassa pressione e testa pozzo fuori dall’acqua non sul fondale marino.
Un giacimento, un complesso petrolifero deve essere localizzato e realizzato in zone dove la sostenibilità ambientale sia in equilibrio, voglio significare che vicino un centro abitato NO.
Fin quando è un pozzo, niente succede, un Centro Oli è diverso.
Iniziamo a costruire ed edificare gli indotti energetici in zone lontane da abitazioni, adeguiamoci. In Libia le abitazioni sono lontane nella maggior parte dei casi, anche in Arabia Saudita….
Esistono già approfondimenti, documentazioni, progetti e soprattutto previsioni attendibili sui costi ed i guadagni per le popolazioni?
E’ giusto ricordare che FederPetroli Italia ed il sottoscritto in quella riforma del Titolo V della Costituzione si è sempre battuta per un maggior coinvolgimento delle Amministrazioni locali, Regioni, Provincie, Comuni ed altri Enti di competenza. Il territorio è di chi lo amministra e non tutto può essere ‘espropriato’ ad una competenza romana, anche perché chi vive il territorio ne conosce, pregi, difetti e conosce la popolazione che vive in questo luogo.
Sblocca Italia non è stato un Disegno legislativo a noi ben gradito, si pensa che l’indotto petrolifero abbia sponsorizzato il tutto. Di chi stiamo parlando? chi ha sponsorizzato?
I Progetti sono nella gran parte dei casi tutti fermi, le competenze ancora non sono ben regolamentate.
Con questo è ben chiaro che FederPetroli Italia vuole e farà del tutto per portare in Parlamento un Disegno di una nuova Strategia Energetica Nazionale ed una Politica Energetica più chiara e definita con dei vincoli per le aziende dell’indotto da rispettare nei confronti dei territori: sostenibilità ambientale, occupazione per il 70 % con forza lavoro locale (dove non previste figurare di alta professionalizzazione), sui cantieri abbiamo bisogno di periti meccanici, industriali e non c’è sempre bisogno di lauree o master ad Harvard, introiti fiscali ed economici da versare nell’immediato allo sviluppo ed inizio produzione al territorio, cioè un sistema di royalties precise e chiare e che non debba fare giri faraonici.
Concretezza è la parola d’ordine! I territori ed i cittadini devono essere valorizzati e coinvolti in qualsiasi progetto energetico a 360°, da un pozzo, un deposito sino ad un impianto di carburanti.
Voi tenete molto a queste scelte e proponete una visione di prospettive tutte positive per il territorio. Insomma perché ci può essere addirittura entusiasmo dove per altri c’è pessimismo. Chi ha ragione ? Chi esagera ?
Penso sinceramente che non c’è una ragione ma un’esagerazione da entrambe le parti. Intendo noi attori del comparto energetico e terze parti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito, specialmente in Italia ad un implementarsi di ‘sporadici personaggi’ che si sono improvvisati “petrolieri da corso accelerato” che non hanno fatto altro che confondere mediaticamente l’opinione pubblica con informazioni non veritiere e del tutto fuori da ogni logica industriale. Questo ha dato modo di creare un clima di incertezza e confusione che ha contribuito notevolmente ad allarmismi che si sono tradotti in una negatività di alcune parti coinvolte.
Negli ultimi tempi la parola Petrolio in Italia ha dato modo di cavalcare onde mediatiche anche a chi, politicamente parlando forse era in ombra da un po’ di tempo o a qualche piccolo esperto di geopolitica che cercava risalto.
Penso che ognuno debba fare il proprio lavoro, ben gradito ogni pensiero, consiglio, opinione ma la divulgazione di tecnicismi e tematiche strettamente connesse ad un argomento così delicato oggi, come il PETROLIO, venga lasciato a chi fa questo lavoro.
Il rispetto delle parti è principalmente questo, se si riesce a fare questo, sicuramente anche l’Italia avrà più consapevolezza e tranquillità di cosa vogliono fare e dove vogliono trivellare questi “CATTIVI PETROLIERI”!!!
ANTONIO BOTTIGLIERI