Tre giorni per promuovere l’integrazione sociale tra rifugiati e cittadini: dal 17 al 19 giugno «Giornata Mondiale del Rifugiato» organizzata al Circolo della Stampa di Avellino dall’Associazione «Amici del Camerun». Da mercoledì al via la tre giorni tra mostre e gazebo dedicati al tema del rifugiato: «giorno dopo giorno ci occupiamo della vita quotidiana di questi amici che fino adesso non hanno avuto grossi problemi se non difficoltà lavorative che miriamo a migliorare – afferma Joseph Ayina presidente dell’associazione-. Anche la situazione di Serino è rientrata, i ragazzi hanno chiesto, come loro diritto, i ticket che vengono pagati seppur, come in tutte le altre strutture, dopo del tempo». In programma diversi progetti da parte dell’associazione: «con la nostra squadra di psicologi e sociologi faremo in modo che i ragazzi possano entrare nelle dinamiche socioculturali locali».
Al momento sono circa 700 i giovani rifugiati in Irpinia richiedenti asilo politico, umanitario o sussidiario (provenienti principalmente da Bangladesh, Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Burkina Faso, Camerun, Eritrea, Libia, Tanzania, Guinea e Pakistan): «Abbiamo la responsabilità di aiutarli a restare in questa società in maniera tranquilla – aggiunge Joseph – fortunatamente, nonostante l’attuale congiuntura economica, alcune aziende hanno avuto la sensibilità fare qualcosa tramite progetti di «Italia Lavoro» e «Garanzia Giovani» che ci consentono di poter occupare alcuni di loro».
Il richiamo forte è volto alle Istituzioni cittadine ma anche all’Unione Europea affinché siano maggiormente presenti al fianco dei tanti giovani sfortunati: «Il sistema di integrazione in Irpinia sta facendo lenti passi in avanti – interviene il Joseph Ayina -. Stiamo provando ad insegnare a questi ragazzi cosa vuol dire integrazione e conoscenza del territorio attraverso il coinvolgimento delle istituzioni e di partner che possano aiutare a crescere in un bel Paese come l’Irpinia perché venire qui non è sbagliato ma è importante organizzarsi per stare bene. Se la politica è silenziosa finisce per avere ragione Salvini mentre – aggiunge – tutti devono metterci la faccia affinché si possa creare una catena di solidarietà per un fenomeno che altrimenti rischia di diventare dilagante».
Criticato anche il Trattato di Dublino che rappresenta «un limite per arginare l’emergenza stessa dato che un giovane può lavorare solo nel Paese in cui ha fatto richiesta di asilo: allora perché esista la Comunità Europea? L’Italia non può sopportare tutte le colpe così si violano i diritti umani rispetto alla liberta di circolazione e si lascia allo sbaraglio e nelle mani della criminalità chi viene da situazioni di difficoltà».
«Per contrastare il lavoro nero e la malavita è importante far capire loro l’importanza della regolarizzazione – interviene il primo cittadino di Chianche Carlo Grillo, unico presente all’incontro – per questo dobbiamo trasmettere un senso di accettazione affinchè non si sentano emarginati».