I funerali di Stato dell’ex Presidente della Repubblica Napolitano
Montecitorio ha ospitato oggi martedì 26 settembre l’ultimo saluto in forma laica e il funerale di Stato del presidente emerito Giorgio Napolitano, morto venerdì scorso a 98 anni.
Qualche centinaio le persone davanti al maxi schermo allestito davanti al Colonna Palace Hotel in piazza Montecitorio per assistere alla cerimonia in un Aula gremita.
“Credeva nella lotta politica, nella partecipazione democratica, nel confronto tra idee diverse, nella ricerca di soluzioni per migliorare le condizioni di vita dei cittadini e dei lavoratori, per ridurre le diseguaglianze, favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. In questo impegno politico, come scrisse a conclusione della sua autobiografia, ha combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate, cercando via di via di correggere gli errori ed esplorare strade nuove“. Così Giulio Napolitano, ricordando la figura del padre Giorgio, durante i funerali a Montecitorio.
Giorgio Napolitano, nelle vesti di nonno, “ci ha sempre detto che qualunque obiettivo è raggiungibile. Si ricordava tutto ciò che gli dicevamo e i numeri di telefono, ci ha fatto capire che potevamo contare su di lui ogni volta che ne avessimo bisogno e ci ha insegnato a trattare con rispetto chiunque. Ci ha insegnato l’importanza della famiglia e degli amici. Il profondo legame che è riuscito a costruire con le persone è testimonianza di ciò”. Così, visibilmente commossa, Sofia May Napolitano, nipote di Napolitano, ricorda il nonno, intervenendo in Aula.
“Quando eravamo più piccoli ci scriveva sempre, anche quando non sapevamo ancora leggere – ricorda la giovane nipote, la voce incrinata dalla commozione -, e ci chiamava se in tv c’erano dei cartoni di nostri interesse. Ci veniva a prendere a scuola e poi ci portava a prendere il gelato a Villa Borghese. Ha sempre trovato tempo per me e Simone nonostante i suoi tanti impegni”. Napolitano andava a trovare i nipoti all’estero, “in Inghilterra e Svizzera, dove abbiamo studiato, non era mai accondiscendente né insistente. Si è sempre interessato ai nostri interessi, per lui non era importante che carriera scegliessimo purché fossimo felici e appagati”.
“Ci ha presentato a grandi personalità, tra queste la Regina Elisabetta a cui era particolamente legato. Ci ha portato a Stromboli e a Capri, luoghi a lui cari. Siamo sempre rimasti colpiti da quanto fosse ammirato e apprezzato ovunque nel mondo e ci siamo sempre sentiti orgogliosi di essere suoi nipoti”. Nonostante i tanti impegni, “il fatto che fosse un nonno così affettuoso e presente è testimonianza dell’uomo eccezionale che era. Sarà sempre la persona che ammiriamo di più”.
“La politica per lui richiedeva analisi, ascolto, discussione, decisione, assunzione di responsabilità. Non sopportava la demagogia, lo spirito di fazione, la riduzione del confronto politico a urlo e invettiva”, ha continuato.
“Viviamo questo momento in spirito di unità e condivisione. Un deferente ringraziamento a Papa Francesco per le parole e il gesto che ci hanno emozionati – ha sottolineato – Non ricordo nella lunga e straordinaria vita di mio padre un solo giorno che non sia stato di lavoro. Il suo lavoro e il senso profondo della sua esistenza era la politica, intesa come ideale, missione e professione. La politica era per lui, come per molti di quella eccezionale generazione, una cosa sera”.
“Con Giorgio Napolitano scompare una delle figure più rilevanti della storia politica e istituzionale della Repubblica. Personalità di profonda cultura, egli sapeva unire lo slancio ideale al realismo politico appreso alla scuola napoletana di Benedetto Croce”, ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, commemorando Napolitano in Aula.
“Servitore dello Stato, nel corso del suo mandato presidenziale -ha ricordato Fonatana- ha guidato il Paese in uno dei periodi più complessi della storia italiana recente. Giorgio Napolitano ha attraversato da protagonista le grandi vicende internazionali e nazionali del suo tempo. Con la sua morte scompare una figura di altissima levatura politica, il cui profondo senso delle Istituzioni e il rigore morale costituiscono un esempio straordinario di impegno al servizio della Repubblica”.
“Oggi rendiamo l’ultimo saluto a un protagonista della nostra storia repubblicana quale è stato il Presidente Emerito Giorgio Napolitano. Entrato in Parlamento il 25 giugno del 1953, ha ricoperto tutti i più prestigiosi ruoli istituzionali della nostra Repubblica”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, prendendo la parola alla Camera.
“Il Presidente Napolitano ha sempre rivendicato con orgoglio la propria storia politica, le proprie radici, i valori in cui ha creduto. Come ho ricordato in Aula, in occasione dei suoi 70 anni di attività parlamentare, Giorgio Napolitano è stato testimone di una cultura che si fa politica e di una cultura politica che si fa istituzione”, ha aggiunto.
“Durante il mio incarico di ministro della Difesa ho avuto l’onore di lavorare a stretto contatto con il Presidente Napolitano. La mia stima verso di lui si è rafforzata per il suo operato di profonda attenzione verso le nostre Forze armate e verso il ruolo fondamentale che queste svolgono per la difesa e la sicurezza della Nazione e dei cittadini”, ha concluso.
Banchi del governo al completo. Alla spicciolata, i ministri hanno preso posto tra gli scranni. Il primo è stato Matteo Salvini, poi l’altro vice premier Antonio Tajani e via via i colleghi Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto-Fratin, Lucà Ciriani, Anna Maria Bernini, Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti e tutti gli altri. La premier Giorgia Meloni, intanto, è a Montecitorio. La coda di esponenti politici e ministri per entrare alla Camera per la celebrazione è iniziata alle 10. Fra i primi ad arrivare, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Beppe Sala, i ministri Giorgetti, Piantedosi, Bernini.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è giunta a Montecitorio intorno alle 10.45. Pochi minuti dopo è arrivato Mattarella.Presenti alla cerimonia anche il capo dello Stato francese Emmanuel Macron, arrivato a Montecitorio, intorno alle 11.20, e il presidente della Repubblica di Germania Frank Walter Steinmeier (che siedono in poltrone disposte a semicerchio al centro dell’Aula).