Fin da quando ero bambino sono affascinato dalla fontana dei Quattro Leoni. L’acqua e il Sole: Solofra. L’acqua e la sua magia, la risorsa naturale per eccellenza, che dai nostri monti e dalla nostra terra sgorga e si estrae. Limpida, fresca… la Scorza, le Bocche, i Quattro Leoni… foto in bianco e nero o a colori un po’ sbiaditi hanno sempre accompagnato racconti, diventati quasi un mito, che indicavano tempi felici di scampagnate, di bevute d’acqua ristoratrici, di cocomeri al fresco e di turisti per gite fuori porta. Turisti!? Si turisti, perché anche di turismo dell’acqua si può, anzi si dovrebbe, parlare.
“L’acqua di Solofra! Famm’ fa na bella veppt’a d’acqua! Aaaah!” L’acqua è vita, l’acqua è economia. A dire il vero non ho mai amato l’espressione Oro Blu, perché associo l’oro alle gioiellerie, luoghi costruiti dall’uomo dove si fa commercio, mentre l’acqua per me è natura, bellezza e libertà: boschi, montagne, sorgenti ruscelli… Ma per Solofra è stata, è e, spero, sarà economia legata ad passato glorioso del secolo d’oro, un passato di crescita a volte un po’ cieco di ciò che c’era intorno e un passato recente in chiaro scuro tendente al buio. Ma tornando alla fontana dei Quattro Leoni, da cui è partita la mia digressione, la protagonista di una lunga storia come il cambio di posizione da via Felice De Stefano a Piazza San Michele, le tantissime persone che ha dissetato, gli schizzi che i ragazzi spesso si lanciano per gioco, ma anche la mano di sciocchi imbrattatori armati di bomboletta. Poi nei primi giorni del mese di gennaio 2014, i Quattro Leoni sono stati protagonisti dei mass media, infatti, dalle fauci delle fiere usciva Acqua al Tetracloroetilene. Caos, Panico, Picchetti anti bevuta. Si aggirava e si osservava la fontana come se fosse la scena di un crimine. Povera fontana! Povera Solofra! Diciamo che col tempo l’allarme è rientrato, i pozzi untori isolati, e i leoni hanno continuato la loro funzione. Però (si c’è sempre un però) l’acqua ha cominciato a scarseggiare… con la chiusura dei pozzi contaminati in area industriale si è quasi dovuto scendere a compromessi, banalizzo, “ci laviamo o lavoriamo?”. In realtà non so se questa domanda ce la siamo posti tutti e semmai abbiamo risposto, ma di fatto la continuità lavorativa è data dalle acque delle sorgenti e pozzi posti a monte di Solofra con seri disagi per le utenze domestiche. L’acqua manca. Non mi piace semplificare e di fare di tutta un’erba un fascio ma cercherò di spiegare il tutto dicendo che è come il “Leone” che si morde la coda. L’emergenza nasce perché qualcuno ha compromesso la falda a valle, inquinandola; le attività conciarie pur disponendo di pozzi privati non possono utilizzarli perché sono state compromesse le loro condizioni ambientali; con la chiusura dei pozzi a valle, Consolazione ed Eustachio e quelli privati, l’acqua delle sorgenti e pozzi a monte viene distribuita (e mal gestita aggiungo) alle utenze civili e produttive; l’acqua manca ormai da anni senza soluzioni all’orizzonte, tranne il tentativo di costruzione di un nuovo pozzo ancora velato di mistero; alcune concerie si sono dotate di filtri al carbone per poter reinserire l’acqua dei pozzi nel ciclo produttivo, ma è la soluzione di pochi; i pozzi a valle compromessi non potranno mai più essere utilizzati nel sistema idropotabile; il malcontento tra i cittadini sale sempre più… e da fastidio. Ma sapete alla fine chi è dovuto stare zitto? Chi è stato imbavagliato? Chi non deve far sentire il suo vocio leggero e continuo? Il leone della fontana (e altri fontanini pubblici). Una soluzione? Un rebus risolto? Un nodo sciolto? A mio avviso un Effetto placebo! Peccato perché ogni volta che vado a bere dalla monumentale fontana i Leoni mi sussurravano: “La colpa non è nostra! Noi non sappiamo nemmeno cos’è il Tetracloroetilene. Ma se scoprissimo il colpevole invece dell’acqua volentieri un morso!”
ANTONIO GIANNATTASIO, Cittadino di Solofra, Presidente Circolo Legambiente “Soli Offerens”