In generale, si è soliti far risalire la tradizione carnevalesca ai Saturnalia dell’antica Roma. Essi consistevano in un periodo di grande euforia durante il quale le scuole erano chiuse, le liti di ogni tipo e le esecuzioni capitali erano sospese, gli affari erano rinviati e gli schiavi erano trattati alla pari dei padroni e addirittura potevano prendersi di questi, potendo anche vestirsi come loro.
Ma il senso profondo del Carnevale è stato svelato solo nel secolo scorso, grazie all’opera di eminenti studiosi, tra cui il Bachtin. La parodia, il rovesciamento di valori, i riferimenti agli aspetti materiali e corporei della vita, con la loro valenza rigeneratrice rappresentano i caratteri permanenti e universali del riso carnevalesco.
Il Carnevale è la Festa Popolare per eccellenza, è la festa dell’inversione. Come festa, è una pausa, una parentesi del tempo ordinario, cioè della quotidianità. E il rito simbolico dell’antiquotidiano. E’ il momento della gioia, della socializzazione esasperata e totale, dell’abbondanza e dello spreco.
Nel corso dell’intervallo carnevalesco, insomma, attraverso l’uso disinibito del grottesco, i ricchi diventano poveri, i poveri si trasformano in ricchi; i potenti vengono sbeffeggiati per essere ridotti a servitori, gli umili si erigono al rango di potenti.
Perciò, la fase conclusiva del Carnevale si risolve nel parodico funerale e soprattutto nella lettura del ‘testamento’, che è e deve essere un documento di satira irriverente e di gradevole e intelligente scurrilità.
I Montemaranesi hanno interpretato e rispettato da sempre questo autentico spirito della tradizione carnevalesca. Almeno fino a qualche anno fa.
Hanno saputo introdurre e mantenere tratti originali, anche grazie all’autoctona Tarantella.
Ad esempio, coerentemente con il Mondo alla Rovescia, hanno trasformato la figura giullaresca per antonomasia, il Pulcinella, nella maschera, completamente opposta, del Caporabballo, integrando il tipico costume napoletano con i segni distintintivi del comando quali il mantello e il bastone.
Come andiamo ripetendo da tempo, contro ogni banalizzazione e vuoto stereotipo, il Carnevale di Montemarano è, forse, l’unico carnevale di partecipazione.
Non è uno spettacolo, non è una esibizione !
A Montemarano non si viene per assistere alla sfilata di carri allegorici o di balletti organizzati.
Ma per farsi travolgere nelle e dalle ‘Mascarate’. Una volta si lanciavano pure i confetti, come segno di benvenuto, di amicizia e di accoglienza.
Mino Mastromarino, Presidente della ProMontemarano