Superati i pessimisti (23%), per la prima volta dal 2013. Ma il Sud non riesce ancora a pensare al ‘dopo crisi’. Confesercenti: taglio dell’Irpef per dare certezza alla ripresa
Gli italiani tornano a sentire la ripresa, e a guidare il risveglio della fiducia nell’opinione pubblica è il movimento di ripartenza dei consumi. Per la prima volta dal 2013, infatti, su questo fronte gli ottimisti ‘battono’ i pessimisti: il 31% delle famiglie prevede una crescita dei consumi nei prossimi sei mesi, contro il 23% che, invece, mette in conto ulteriori cali. Il recupero di fiducia, però, non è territorialmente omogeneo: a sud la quota di nuclei familiari che prevede riduzioni è ancora al 28%, contro il 17% delle regioni settentrionali.
È questa la fotografia scattata dalla rilevazione dell’indice di solidità economica delle famiglie italiane – SEF – elaborata da Confesercenti ed Swg, che misura su una scala da 1 a 100 la Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane. E che a maggio torna a salire a quota 57, dopo la battuta d’arresto di febbraio in cui l’indice era tornato a misurare 55. Da dicembre 2013, inizio delle rilevazioni, l’indice segna un aumento di 9 punti. Ma la crisi non è ancora del tutto finita: nonostante un leggero miglioramento sul fronte dei redditi, infatti, oltre una famiglia su due ritiene ancora insoddisfacente la propria situazione finanziaria.
Consumi – Alla richiesta di valutare l’andamento dei consumi nei prossimi sei mesi, 3 famiglie su 10 (il 31%) rispondono di prevedere un aumento degli acquisti. Si tratta di una percentuale in ascesa (era il 27% a luglio 2015), e che a maggio è per la prima volta superiore alla quota di nuclei familiari che intravedono un calo (al 23%, era il 28% a luglio), mentre il 46% ritiene che rimarranno invariati. Ma il Sud d’Italia non riesce ancora a pensare al ‘dopo crisi’ sul fronte delle spese per acquisti: il 28% delle famiglie stima ancora consumi in calo, contro un 27% che prevede crescita e un 45% che invece non vede all’orizzonte variazioni, né positive né negative.
Redditi – A livello nazionale prosegue il leggero miglioramento della percezione della condizione reddituale delle famiglie, collegata probabilmente ai segnali di miglioramento sul fronte dell’occupazione e del clima economico in generale. Ma il livello di reddito non è ancora avvertito, nel complesso, come sufficiente: circa la metà delle famiglie italiane, ben il 47%, segnala che il proprio reddito le consente di pagare appena le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi, mentre si assesta al 38% la quota di coloro che sente di avere un reddito che permette di vivere serenamente, senza particolari affanni. Un 13% dei nuclei familiari evidenzia ancora, invece, come il reddito di fatto non basti nemmeno per l’indispensabile, mentre solo il 2% dichiara di vivere agiatamente, potendosi concedere anche dei lussi.
Situazione finanziaria – Oltre una famiglia su due (il 54%) si ritiene insoddisfatta dalla propria situazione finanziaria, voce che include nella valutazione, oltre al reddito, anche debiti ed eventuali patrimoni. A pesare, probabilmente, sono stati i debiti accumulati durante la crisi e l’erosione dei risparmi di famiglia, solo parzialmente recuperati negli ultimi mesi. Ma anche in questo campo si assiste ad un leggero miglioramento: infatti sale di due punti, al 46% rispetto al 44% di febbraio, la percentuale di famiglie soddisfatte. Ma siamo ancora sotto al 48% registrato lo scorso luglio ed all’inizio della rilevazione a dicembre 2013.
Percezione diacronica – Ci sono segnali di miglioramento nel complesso, ma ancora per il 41% (era il 43% a febbraio) dei casi le condizioni di vita sono peggiorate nell’ultimo anno, anche se la percentuale scende di ben 20 punti rispetto all’inizio della rilevazione del dicembre 2013, quando toccava il 61%. Per il 52% delle famiglie italiane si vive ancora nelle stesse condizioni di un anno fa, senza riuscire ad intercettare particolari cambiamenti. Si assesta al 7%, infine, la percentuale di famiglie che ‘sente’ di vivere meglio rispetto al 2015.
Qualità della vita del territorio – La percezione della qualità della vita è ancora insufficiente per il 18% dei nuclei familiari, mentre il 40% delle famiglie la considera accettabile e per il 42% è soddisfacente. Nel complesso, si può parlare di lievi segnali di miglioramento della percezione del livello di qualità del proprio contesto ambientale, anche se in media il voto delle famiglie è sempre di sufficienza scarsa: 5,8 su 10, contro il 5,7 di febbraio.
“Dopo lo stop di inizio anno, le famiglie italiane recuperano un po’ di fiducia e la ripresa può ripartire”, sottolinea Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti. “Questo non vuol dire che i problemi siano stati tutti risolti, come emerge con forza dalla percezione della condizione finanziaria e dal divario nord-sud. Adesso dobbiamo far tesoro della disponibilità degli italiani e lavorare per consolidare i segnali positivi. Il taglio dell’Irpef ed il progetto di flat tax per le PMI annunciati dal governo sono senz’altro la via maestra da percorrere per rafforzare la fiducia di famiglie e imprese nonché la ripresa dei consumi. Un mini-taglio fiscale, però, sarebbe inutile: dobbiamo concentrare più risorse possibili su questo fronte, evitando assolutamente di ‘scambiare’ la riduzione Irpef con un aumento dell’IVA”.