Il 2017 aveva quasi fatto sperare che la conta dei morti dell’Isochimica si fosse arrestata. Invece non è così. L’amianto uccide ancora: Nicola Montanaro, 63enne di Avella, è morto due giorni fa dopo due anni di sofferenza. Ex scoibentatore lascia la moglie e tre figli per un tumore gastrointestinale misto all’asbestosi, che gli è stata anche riconosciuta.
Il suo corpo, ormai più che esile nelle ultime drammatiche settimane passate presso il reparto di oncologia del “San Giuseppe Moscati”, dopo un drastico peggioramento, era pieno di metastasi che gli avevano totalmente compromesso le funzioni respiratorie.
Montanaro è la vittima numero ventiquattro dell’ex Isochimica. Il suo nome era nell’elenco delle parti offese del processo contro ventotto imputati. Al suo posto adesso saranno scritti quelli dei suoi familiari che nella prossima udienza, quella del 27 aprile, si costituiranno parte civile assistiti dall’avvocato Brigida Cesta. Una notizia che cade come un macigno nel giorno di un nuovo rinvio del processo in corso a Napoli, nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Questa volta, a causa della neve che avrebbe impedito a molti difensori degli imputati di raggiungere il Tribunale partenopeo.
Gli ex operai della fabbrica killer si stringono alla famiglia di Montanaro ed esprimono tutte le loro paure:”Piangiamo l’ennesimo compagno ucciso dall’amianto. Un altro di noi che non avrà neanche la soddisfazione di vedere concluso un processo che, dopo trenta anni, è stato istituito soprattutto grazie alla nostra battaglia. Siamo come animali da macello, in attesa ognuno del proprio turno. L’amianto è come un killer della camorra: anche a distanza di tempo ti trova ed esegue la sua condanna a morte”.