Musica, satira politica, un dibattito e una cena di gala. Saranno gli ingredienti de “La festa dell’Autonomia comunale” ideata da ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che raggruppa oltre 2700 Comuni in tutta Italia, per celebrare la vittoria della battaglia politica e giudiziaria contro l’accorpamento coatto dei Comuni sotto i 5mila abitanti (il 70% dei comuni italiani) sancito dalla sentenza 33/2019 della Corte Costituzionale.
Da Lozzolo (Piemonte) a Butera (Sicilia), da Perano (Abruzzo) a Badolato (Calabria) venerdì 3 Maggio arriveranno a Napoli oltre cento sindaci provenienti da tutta Italia. La seconda rappresentanza più nutrita d’Italia proviene dalla provincia di Avellino rappresentata da ben 14 Comuni: Altavilla Irpina, Calabritto, Flumeri, Lauro, Monteverde, Salza Irpina, San Potito Ultra, Sant’Angelo all’Esca, Senerchia, Sorbo Serpico, Teora, Torre le Nocelle, Torrioni e Villamaina.
L’appuntamento, è fissato per domani alle 17 da “Rosolino”, in uno dei locali cult del lungomare partenopeo, dove alle 17 partirà una conferenza dedicata a “Il futuro dell’autonomia comunale dopo l’intervento della Corte Costituzionale contro l’accorpamento coatto”. Sul tavolo della discussione gli scenari futuri dell’autonomia comunale ed, in particolare, come spiega il segretario generale di Asmel, Francesco Pinto, “il contrasto al malcelato tentativo di ANCI, la storica associazione dei Comuni, che, sconfitta sull’associazionismo coatto, punta oggi ad introdurre l’associazionismo spintaneo”. Con il presidente ed il segretario generale ASMEL, Giovanni Caggiano e Francesco Pinto, si confronteranno, tra gli altri, il presidente dell’ANPCI, Franca Biglio, il Viceministro dell’Economia Laura Castelli e il Sottosegretario di Stato al Ministero per il SUD, Pina Castiello.
Alle 20 la cena spettacolo con lo show di Paolo Caiazzo, il Tonino Cardamone di Made in Sud, tra i comici italiani più incisivi sui temi della satira politica, con un monologo dedicato ai mali della burocrazia amministrativa del Paese e ai paradossi della politica italiana. A tavola una ‘festa’ di sapori e di colori delle eccellenze enogastronomiche del Sud ed a seguire la musica della Raoul & Swing Orchestra con le sue celebri miscele di suggestioni swing e jazz che riportano alle atmosfere di strass e paillettes della luccicante Broadway.
La storia decennale di un paradosso italiano
Con sentenza 33/2019, la Corte Costituzionale ha stabilito “l’incostituzionalità della disposizione che impone ai Comuni con meno di 5mila abitanti di gestire in forma associata tutte le loro funzioni fondamentali in quanto non consente ai Comuni di dimostrare che, in quella forma, non sono realizzabili economie di scala e/o miglioramenti nell’erogazione dei servizi pubblici”. Una sconfitta bruciante per tutte le forze politiche, che senza alcuna eccezione avevano tentato di imporre l’accorpamento di tutti i Comuni italiani con meno di 5.000 abitanti, fortemente voluto da ANCI, che, anzi, si era spinta a proporre di “alzare l’asticella“ a 15.000 abitanti.
Varata dall’ultimo governo Berlusconi (con decreto legge n.78 del 31 Maggio 2010 nell’ambito dei primi tentativi di spending review) la norma è stata confermata da ogni governo che si è succeduto, anche se con rivisitazioni e modifiche nel vano tentativo di superare incongruenze e difficoltà attuative fino a introdurre, nel 2015, il commissariamento per i piccoli comuni inadempienti. Contro questo provvedimento Asmel si era immediatamente costituita dinnanzi al Tar sostenendo l’incostituzionalità della norma, per la lesione del principio di autonomia degli Enti Locali, garantito dalla Costituzione, e soprattutto la sua irragionevolezza in quanto non vi era “alcuna correlazione tra piccole dimensioni del comune e costi di gestione (che era l’assunto alla base di questa normativa) ma c’era invece una correlazione opposta, perché proprio nei piccoli e medi comuni, dove è più agevole e stretto il rapporto con i cittadini, è più semplice contenere i costi”. Al riguardo, dati ISTAT alla mano, ASMEL aveva dimostrato, tra i tanti esempi, che il costo pro capite dei Municipi con meno di 100mila abitanti è mediamente la metà di quello dei grandi agglomerati urbani.