Gli anni ‘80 sono stati forse l’epoca d’oro del calcio italiano: questo decennio d’oro ha visto moltissimi campioni militare nelle squadre di Serie A, dal grande Diego Armando Maradona a Marco Van Basten, passando per Michel Platini e Lothar Matthaus. Eppure in quegli anni, soprattutto all’inizio del decennio in questione, ci furono alcune squadre che sorpresero per il loro rendimento senza avere alle spalle una società abbiente o influente.
Tra queste ricordiamo l’Avellino, nel quale arrivò il talentuoso attaccante brasiliano Juary, una volta riaperte le frontiere del mercato, su richiesta del tecnico Vinicio, suo connazionale. Insieme a lui e ad altri calciatori emergenti, tra i quali i futuri juventini Stefano Tacconi e Sebastiano Vignola, i lupi hanno messo a segno una serie di stagioni da sogno in Serie A. Il brasiliano, che stupirà tutti nonostante sarà poi costretto a fermarsi per due infortuni gravi, andrà poi in seguito all’Inter, che oggi è non soltanto prima in classifica ma è anche una delle candidati più decise a vincere lo Scudetto.
In quella squadra, dove il presidente Antonio Sibilia poteva contare su un direttore sportivo emergente come Pierpaolo Marino, si riunirono sia dei giocatori di livello sia delle circostanze che fecero sì che l’Avellino mettesse a segno la miglior stagione di sempre nel campionato 1981-82, concludendo all’ottavo posto tra lo stupore generale. In quella stagione, i verdi approfittarono anche delle pessime prestazioni di un Milan che sarebbe retrocesso a fine anno e che solo in seguito diventerà la grande squadra che vincerà tutto con Arrigo Sacchi prima e Fabio Capello poi. I tifosi del Partenio non dimenticheranno mai il 3 a 0 ottenuto contro il Napoli il 14 marzo 1982, quando andarono in goal Giovannelli e Juary in due occasioni.
Quella che oggi si chiama Unione Sportiva Avellino 12, è tornata cinque anni fa in Serie B dopo un lunghissimo periodo in Lega Pro. Sia la tifoseria che la dirigenza sono intenzionati a tornare ai fasti di trentacinque anni fa: l’arrivo di Walter Novellino in panchina è un segnale forte lanciato da una società che manca dalla Serie A proprio da trent’anni.
L’obiettivo è di evitare la retrocessione in C quest’anno e ripartire poi dalla prossima stagione per dare gioia ai tifosi. Chissà che Novellino non possa ripetere con l’Avellino quanto fatto col Napoli nella stagione 1999-2000, quando trascinò gli azzurri in Serie A in pompa magna.