I fagioli in genere, ma tutti i legumi hanno sempre rappresentato un apporto di proteine simile a quelle delle carni tanto che sin dall’antichità questi venivano definiti quale “carne dei poveri”.
Una pietanza che negli ultimi secoli aveva perso appeal sulle tavole italiane ma che poi grazie alla nuova tendenza del mangiar sano si sono riappropriate del proprio ruolo.
Non c’è rivista specializzata o dietologo / nutrizionista che non faccia un appello a consumare legumi. Anche slow food, che nella sua mission ha quello del rilancio delle tipicità gastronomiche dei luoghi voluto celebrare tale prodotto, sono alcuni anni infatti che sta promuovendo Legumisosa.
Ma cosa è? Leguminosa è il progetto ideato da Slow Food Campania per valorizzare e promuovere l’immenso patrimonio leguminoso come alternativa alla imperante alimentazione a base di carni.
Leguminosa si propone come “strategia ” di sviluppo per un comparto poco riconosciuto dal mercato.
Ha infatti quale obiettivo anche quello di sensibilizzare il concetto della co-produzione e sottolineare il valore di un prodotto come i legumi, sottovalutati e che invece rivestono un ruolo fondamentale nella nostra alimentazione.
La regione Campania rappresenta un vero scrigno di questi prodotti basti ricordare il cece di Cicerale, il fagiolo di controne, il fagiolo di Gorga, Nimeccola (Lenticchia) dei Monti Alburni, ma non solo Cilento ma anche Sannio con il Fagiolo biondo e bianco del Fortore, fagiolo dall’occhio del Fortore, il Cece rosa e nero.
Come è possibile quindi constatare pochi gli imprenditori ( soprattutto sanniti) che si sono messi in gioco, ma che oggi visto il nuovo trend, hanno mostrato di avere avuto ragione a voler scommettere su tale mercato di nicchia.
Un esempio positivo, che mostra come la coriaceità e la testardaggine oltre che la professionalità possono portare al successo è quello di Patrizia Iannelli. Una giovane donna che per affrontare al meglio il suo sogno si è prima specializzata con un dottorato in agraria per poter portare avanti la tradizione familiare ed ha creato Torre a Oriente una impresa a 360° ( vino, olio, legumi, e quanto altro)
Di seguito le sue riflessioni
Fra pochi giorni il via a leguminosa.. come interpreta tale manifestazione?
1) nello spirito di dedicare finalmente attenzione al nostro corpo è una iniziativa molto interessante e molto valida soprattutto nei contenuti. Finalmente la consapevolezza del Grosso patrimonio colturale, e una ottima divulgazione delle specie e dei produttori. Iniziativa in cui passare il messaggio delle valide alternative alle carni, ecocompatibili, ecosostenibili e soprattutto un grosso vantaggio per il nostro metabolismo.
I legumi, che nei decenni passati erano snobbati dai estimatori, hanno riassunto il loro ruolo, a cosa si deve tale cambiamento di pensiero?
2) cambiamento di pensiero forse non proprio, rivalutazione, sicuramente dovuta alla maggiore attenzione di tutti nei confronti del cibo e della salute, un ritorno ai cibi “naturali”, ma soprattutto maggiore attenzione a tutto ciò che è genuinità, attenzione per l’ambiente e km 0, grazie anche alla crescita di produttori che sempre più si muovono in questa direzione, puntando a chiudere la filiera e, di sicuro, grazie alle associazioni di categoria, Slow food ed agli addetti ai lavori, che hanno modo di lavorare gomito a gomito con queste aziende e dare visibilità e credibilità al loro lavoro
La sua azienda è leader del settore, cosa ha comportato e quali criticità ha dovuto superare per poter produrre legumi di qualità? Lei ha un tipo di produzione mista ( vino olio etc) quali sono i vantaggi e se sono presenti quali le criticità?
3) la nostra azienda, ha un paniere misto di prodotti, dove sicuramente il vino la fa da padrone, ma di sicuro non secondari l’olio e i legumi. I legumi sono mondo in cui sono entrata direttamente toccandone con mano le problematiche ma anche i numerosi pregi, dopo l’ incontro con Giorgio, mio marito. Il tutto nasce dalla sua grande curiosità per le cose e dal suo grande amore per la terra e per la natura. Ha iniziato da un pó di anni il recupero di ecotipi locali, anche attraverso numerosi contadini del fortore. La scelta di fare coltivazione in biologico, non è stata proprio di semplice applicazione, nonostante l’elevata altitudine, in quanto richiede continui interventi manuali per la sarchiatura, la scerbatura, per cui alle esigue produzioni per ettaro si aggiungono gli elevati costi di produzione che sul mercato non premiano
Mercato su cui si affacciano la grande distribuzione con legumi, la maggior parte di importazione, a coltura intensiva, che puoi tenere in casa anche 5 anni a 40 gradi e sono sempre perfetti, e il piccolo imprenditore che nonostante i costi aggiunti e la fatica, se il legume arriva a 30 gradi, sviluppa il fastidioso tarletto
Per fortuna la cultura del consumatore si è evoluta per cui questo fastidioso animaletto per molti ormai è quasi il benvenuto, in quanto la vera testimonianza dell’assenza di prodotti anticrittogamici sia in per che in post raccolta
La vera soddisfazione e la vera remunerazione per chi decide di dedicare la sua vita a questo tipo di attività è poi la risposta del consumatore che, magari, la prima volta è titubante sul fatto che ci sia una differenza di prezzo che sia giustificata da una differenza di prodotto, poi assaggia e ti cerca senza voler più cambiare
Questa è la vera ricchezza data dal legume In realtà un pó da tutti i prodotti in genere ma il legume, nel nostro paniere è la tipologia che richiede più attenzione ed ingenti sforzi, con un margine quasi nullo, checché si possa pensare.
A cura di Anna Zollo