L’Ottocento di Francesco Saverio Altamura, incontro a Palazzo Vescovile.

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Locandina alt.-page-001Nella ricorrenza del 120° anniversario della scomparsa dell’artista Francesco Saverio Altamura (1822 – 1897), gli Amici del MdAO organizzano il Seminario di Studi L’Ottocento di Francesco Saverio Altamura, che si terrà sabato 25 febbraio alle ore 17,00 presso il Palazzo Vescovile di Avellino sito in Piazza Libertà, 19 (nell’atrio).

Saluteranno: Prof. Don Gerardo CAPALDO (direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Avellino), Dott. Giuseppe D’AMORE (medico neurologo e cultore d’arte), Maestro Francesco ROSELLI (artista e cultura d’arte antica), Dott. Generoso VELLA (presidente dell’Associazione “Nel segno dell’arte”).

Relazionerà il Dott. Pasquale Luca NACCA (farmacista e cultore d’arte locale) che presenterà “Il profilo biografico di un pittore napoletano”.

Concluderà i lavori del seminario di studi il Prof. Stefano ORGA (critico d’arte) con una relazione sul tema “L’opera di Altamura <<Ritratto di scolaretta a Capri>>”.

Il seminario di studi sarà moderato dal Dott. Franco IANNACCONE (giornalista).

L’incontro artistico culturale sarà organizzato dagli “Amici del MdAO con la collaborazione dell’“Associazione Culturale ACOdi Avellino, dell’“Associazione Nel segno dell’arte” di Avellino e dell’“Archivio dei pittori irpini del Diciannovesimo secolo”.

Per informazioni: mdao@libero.it.

Francesco Saverio Altamura, nacque a Foggia il 5 agosto 1822 da Raffaele e da Sofia Perifano. Studiò nella città natale, presso gli scolopi, seguì la famiglia che si spostò prima a Salerno e poi ad Avellino.

Nel 1840 il padre lo mandò a Napoli, dove Francesco Saverio si iscrisse alla facoltà di medicina; ma, attratto dall’ambiente artistico e intellettuale partenopeo, prese a frequentare dal 1845 la scuola di nudo del Regio Istituto di Belle Arti, dove conobbe Domenico Morelli. Con Morelli vinceva, nel 1847, il pensionato romano, con un quadro ispirato a un episodio della Gerusalemme Liberata.

Già noto nell’ambiente napoletano per sue opere precedenti come ad esempio Cristo e l’adultera (acquistato dal fratello di Ferdinando II), proseguì nella ricerca cromatica anche durante il soggiorno romano con il dipinto Il profeta Nathan rimprovera Davide. In questo stesso periodo iniziò la sua fervida attività di patriota; tornato a Napoli, nel 1848, si avvicinò infatti al gruppo liberale e dipinse quadri ispirati alle libertà comunali e ad altri motivi storici La morte di un crociato. Già noto per i suoi atteggiamenti politici, fu arrestato e rinchiuso in carcere, dove conobbe alcuni patrioti napoletani illustri. Liberato con la concessione della Costituzione, fu coinvolto nei moti rivoluzionari del maggio 1848 e costretto a fuggire prima all’Aquila e poi a Firenze. In quest’ultima città venne a contatto con le personalità che si riunivano dal Vieusseux, e suscitò vasto interesse nel mondo artistico giovanile esponendo il dipinto Gli esuli di Babilonia e Il primo passo dell’esule.

Durante il lungo soggiorno fiorentino sposò una giovane greca, che più tardi doveva lasciarlo per tornare al paese natale, e dalla quale ebbe tre figli.

La permanenza nella città fiorentina gli permise di apprezzare il gusto per il colore vivace e “a macchia”, che più tardi ebbe modo di studiare anche nella pittura francese, durante il viaggio compiuto a Parigi nel 1855, in compagnia di Serafino de’ Tivoli.

Nel 1860 Francesco Saverio rientrava a Napoli a prepararvi l’ingresso di Garibaldi, del quale divenne intimo amico. Eletto consigliere comunale. Dipinse in questo periodo un ritratto di Garibaldi per il Palazzo comunale di S. Maria la Nova (Caserta) e per la cappella del Palazzo reale di Napoli due tele con la Morte e l’Assunzione di Maria.

Tornato a Firenze, l’artista venne incaricato di dipingere il ritratto di C. Troja.

Nel 1861 partecipava alla I Esposizione nazionale di Firenze con le Esequie di Buondelmonte de’ Buondelmonti.

Nel 1863 esponeva a Torino Mario vincitore dei Cimbri la sua opera più celebrata, ove però non è portata alle estreme conseguenze quella “teoria della macchia” sostenuta da Morelli.

Nel 1865, alla Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli, esponeva Odii vecchi e amori nuovi.

L’anno seguente soggiornò per qualche tempo in una casa di cura; nel 1867 espose a Parigi Cristo tra i Farisei.

Tornato a Napoli, vi soggiornò stabilmente fino alla morte avvenuta il 5 gennaio 1897.

Partecipò a tutte le maggiori manifestazioni d’arte italiane.

 

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