Montella. Finalmente la verità: amianto e rifiuti speciali nelle ex aree prefabbricati Schito e Campo dei preti.

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dall’Associazione Salvaguardia Ambiente riceviamo e pubblichiamo

Lo scorso 15 gennaio, l’Associazione ASA denunciava pubblicamente al Comune di Montella e all’ASL di Avellino le condizioni di grave degrado ambientale delle ex aree prefabbricati di Montella, “Schito” e “Campo dei Preti”. Dette aree, dopo i lavori di demolizione disposti dall’Amministrazione Buonopane nell’autunno 2020, approssimativamente eseguiti e nemmeno completati, si mostravano trasformate in vergognose discariche a cielo aperto, ingombre di rifiuti di ogni genere, tra cui eternit e lana di vetro/roccia, sparsi ovunque.

Con tale appello ASA sollecitava l’intervento immediato per bonificarle e ripristinarle.

In particolare, tonnellate di lana di roccia risultavano esposte alle intemperie sulle coperture dei prefabbricati e frammenti di essa disseminati dappertutto, mentre un’altra cospicua parte risultava contenuta all’interno di buste nere, lasciate “diligentemente” all’aperto a marcire. Tali rifiuti, in totale stato di abbandono, hanno rappresentato un rischio per l’ambiente e nel contempo un grave pericolo per la salute.

Il 25 gennaio, dopo l’allarme dell’ASA, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Montella, Ing. Salvatore Chiaradonna, disponeva l’immediata pulizia di dette aree impegnando complessivamente appena la somma di 4000 euro.

Il 27 gennaio, l’ASL di Avellino, espletando il sopralluogo sollecitato dall’ASA, rinveniva, come già effettivamente denunciato dall’Associazione, la presenza di rifiuti speciali pericolosi, sicché prescriveva al Comune di Montella di “…attuare tutte le misure utili, ai fini della tutela ambientale e della salute pubblica, atte a contrastare la possibile dispersione delle fibre di lana di vetro nell’ambiente…”!

All’esito del sopralluogo, l’ASL demandava formalmente all’ARPAC lo specifico compito di valutare il grado di inquinamento delle matrici ambientali, disponendo che “…qualora dovessero essere rinvenuti materiali sospetti di contenere amianto, dovranno immediatamente essere sospesi i lavori di pulizia dell’area.

Il 9 febbraio, l’ARPAC di Avellino, ottemperando con molto comodo alle disposizioni dell’ASL, eseguiva (finalmente!) la verifica dello stato dei luoghi “sotto la direzione” del Comandante della Polizia Municipale di Montella, Capitano Gerardo Iannella.

Dagli “accertamenti” eseguiti, i tecnici dell’ARPAC – Trocciola e Scala – incredibilmente non riscontravano la presenza di rifiuti pericolosi di nessun tipo!!!

E ciò nonostante le decine e decine di fotografie pubblicate dall’ASA e dalla stampa locale nonché da diversi servizi televisivi dimostrassero l’esatto contrario!

Guarda caso, nello stesso giorno del sopralluogo, l’amministrazione Buonopane, attraverso un tronfio comunicato stampa, cercava di tranquillizzare tutti affermando testualmente che: “…non vi è presenza di alcun rifiuto nocivo, ma soltanto spazzatura, lì depositata ciclicamente da parte di cittadini incivili. Ovviamente, accusava l’ASA di avere diffuso informazionivolutamente false e allarmistiche.

Il 14 febbraio, sorprendentemente, spuntavano invece diverse tonnellate di lana di roccia. Infatti, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale impegnava euro 25.010,00 per il prelievo, il trasporto e lo smaltimento della lana di roccia, stimata dal geometra del comune nella bellezza di Kg 23.000,00 (23 tonnellate)! Tutti provenienti dalla demolizione dei prefabbricati e stazionati momentaneamente in un non meglio precisato deposito in c.da Baruso a Montella.

Il 24 febbraio, atteso che le modalità di raccolta e di gestione dei rifiuti speciali sono attività di notevole rilevanza per l’impatto sulla salute e sull’ambiente, ASA richiedeva l’intervento del Ministero dell’Ambiente, della Regione Campania e della Prefettura di Avellino.

L’8 marzo 2022, il Ministero dell’Ambiente, riscontrava, con sua nota, l’esposto dell’ASA e scriveva al Comune di Montella, intimandogli di adottare tutte le misure necessarie alla bonifica e ciò nonostante le tranquillizzanti affermazioni dell’Amministrazione comunale. Va detto che, con serietà, il Ministero dell’Ambiente aveva allertato anche altri Enti: Provincia, Regione, ARPAC, Parco Regionale dei Monti Picentini, Comando Corpo Forestale della Regione Campania, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, chiedendo loro di riferire, ognuno per le proprie competenze, sullo stato delle attività di bonifica.

Il 17 marzo, (finalmente!) in ottemperanza alle disposizioni del Comando regionale dei Carabinieri Forestali e alla nota del Ministero, i carabinieri forestali di Bagnoli Irpino, unitamente al responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Montella, Ing. Salvatore Chiaradonna, effettuavano un sopralluogo presso le aree Schito e Campo dei Preti.

Nel corso dell’accertamento – così come risaputo e denunciato dall’ASA – “…veniva appurata la presenza di materiale con sospetto contenuto di amianto…”, sicché veniva contattata l’ARPAC di Avellino affinché ne verificasse analiticamente la presenza!!!

Anche stavolta giungevano sul luogo i soliti tecnici dell’ARPAC, Trocciola e Scala, (gli stessi che avevano effettuato il sopralluogo il 9 febbraio certificando l’assenza di rifiuti pericolosi) per eseguire i campionamenti del materiale di natura cementizia.

All’esito di tale nuovo sopralluogo, come già denunciato più e più volte dall’ASA, si riscontrava anche la coibentazione dei tetti fatta interamente di eternit e lana roccia, fuoriuscita dopo le demolizioni, la quale si trovava completamente esposta. Di conseguenza, per evitare ulteriori dispersioni, si prescriveva al Comune la rimozione e lo smaltimento previa caratterizzazione. (Si veda verbale di sopralluogo dei carabinieri forestali di Bagnoli Irpino)

Sicché, l’8 aprile, l’ARPAC di Avellino, rimangiandosi letteralmente il contenuto dell’accertamento eseguito dai suoi stessi tecnici alcuni mesi prima (9 febbraio), affermava che i campioni del materiale prelevato, precisamente di frammenti di pannelli di copertura e di pannelli perimetrali di prefabbricati, risultavano “…positivi alla presenza di amianto di tipo Crisotilo e Crocidolite. Pertanto, tutti i pannelli di copertura e perimetrali in matrice cementizia… devono essere classificati come Rifiuti Speciali Pericolosi.

Il 27 aprile, l’ASA inviava al Ministero un corposo e dettagliato dossier sull’intera vicenda ponendo in evidenza quantomeno la “superficialità”, per non dire altro, con la quale i tecnici dell’ARPAC avevano condotto il sopralluogo del 9 febbraio e l’esito FALSAMENTE rassicurante della loro verifica.

Il 2 maggio, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale impegnava euro 21.000,00 per la rimozione e lo smaltimento di lastre di copertura di 240 mq e di pannelli perimetrali di 200 mq in materiale contenente AMIANTO.

Il giorno seguente, l’ARPAC forniva riscontro all’ASA in merito alle osservazioni poste dall’Associazione rispetto al suo discutibile operato, sostenendo incredibilmente che i tecnici “…non hanno certificato l’assenza di lana di roccia ma hanno semplicemente rappresentato che nelle aree ispezionate non era presente, poiché il 9 febbraio “…hanno ispezionato i luoghi presso i quali sono stati accompagnati dal Comandante della Polizia Municipale di Montella e, pertanto, il relativo verbale… è relativo alle sole aree ispezionate (Sic!).

La giustificazione addotta appare più comica che tragica!

Così, dopo anni, è stato disvelato il giallo dell’amianto a Schito, come coraggiosamente definito dal Quotidiano del Sud, che è rimasto lì, esposto alle intemperie, quantomeno dall’anno 2020 in poi.

Da questa storia di ordinaria follia amministrativa, che gioca con la salute delle persone e la salubrità dell’ambiente, emerge non soltanto l’indifferenza con cui è stato affrontato il degrado dall’amministrazione comunale, ma anche l’inaffidabilità e la superficialità dei tecnici ARPAC (per non dire altro) che hanno restituito una prima versione dello stato dei luoghi rivelatasi completamente opposta a quella invece prodotta al momento del sopralluogo dei carabinieri forestali, salvo poi giustificare il loro operato in maniera a dir poco puerile.

Non è ben chiaro se, per negligenza o per altri motivi, l’ARPAC, ente tenuto a valutare il grado di inquinamento delle matrici ambientali, non si sia accorta delle reali condizioni di degrado e di pericolosità degli ambienti, che erano pubblicamente note!

La relazione di “assoluzione”, alla fin fine, ha offerto solo lo spunto all’amministrazione comunale per annacquare il problema denunciato dall’ASA e venuto alla luce solo grazie alla sua caparbietà.

Ciò posto, in ordine all’inaccettabile, anomalo e sospetto comportamento dei tecnici ARPAC, sarebbe il caso che gli organi amministrativi e giudiziari effettuino i dovuti accertamenti, al fine di fare finalmente luce sull’intera vicenda appena esposta.

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