Situato nella media valle del Calore, tra i comuni di Mirabella Eclano e Bonito, il ristorante “Morabianca” è ubicato all’interno del “Radici Resort” realizzato dalla famiglia di vitivinicoltori più antica e famosa d’Irpinia: quei Mastroberardino che sono stati pionieri, nell’enologia campana, della riscoperta e della valorizzazione degli antichi vitigni irpini quali l’Aglianico, il Fiano ed il Greco di Tufo.
Ma parlare di questa famiglia, produttori vinicoli dal XVIII° secolo, significherebbe riempire pagine e pagine di inchiostro, e scrivere la storia della vitivinicoltura in provincia di Avellino. Concentriamoci, invece, sul ristorante gourmet “Morabianca” incastonato in una tenuta, posta a 450 metri sul livello del mare, di ben sessanta ettari, coltivati, i più, a vigneti ed uliveti e dotata di un campo da golf di nove buche.
Entrare alla Morabianca, con il viale alberato a cipressi, la mole dell’antica masseria rimodernata che si staglia sullo sfondo dei vigneti non può non far volare “pindaricamente” la mente ai tipici paesaggi toscani. Qui, invece, ci troviamo nel cuore dell’Irpinia, di quella provincia che nulla ha da invidiare, per qualità, per diversità e per tradizione alla regione che ha fatto dell’agricoltura di qualità e del turismo eno-gastronomico il motore trainante dell’economia regionale.
La sala, in stile moderno, è dotata di sessanta posti a sedere. La cura ed il gusto dell’arredamento impressionano subito i miei ospiti cilentani di ritorno da una crociera nel Mediterraneo, e che, pertanto, reduci da una settimana di “cucina internazionale”, meritano di godere dei sapori espressione della tradizione e del territorio campano rivisitati e attualizzati sia nelle tecniche di cottura che nella presentazione.
L’accoglienza, come sempre calorosamente professionale, così come il servizio in sala, è affidata a Rocco Plati, Rocco Pali, Sabatino Picariello ed al mio caro amico Franco Ballarano.
Il benvenuto dello chef, una polpettina di melanzane, fritta, adagiata su del passato di pomodoro, accompagnata da una Morabianca Irpinia Falanghina DOC, prodotto nel vigneto prospiciente la sala, preannuncia un itinerario tra i sapori affascinante.
Si prosegue con gli antipasti con un fiorillo ripieno con ricotta di Montella con soppressata del salumificio Ciarcia (Venticano) alla julienne. I fragranti pani dello chef alla cipolla ed al pomodoro, fanno da cornice.
Mentre la discussione con i miei commensali, scivola sull’argomento più naturale, visto il contesto, delle eccellenze irpine, approfitto della presenza in tavola, di una bottiglia di Soleyon, l’olio extravergine prodotto in azienda, da cultivar di ravece e ogliarola.
La dissertazione sui passi da giganti compiuti dall’olivicoltura irpina degli ultimi anni viene interrotta dall’arrivo, in tavola, dal baccalà in tempura (impanato e fritto) e pomodoro confit, su brunoise di verdurine. Il baccalà, si sa, è piatto difficile da gestire, soprattutto se inserito tra gli antipasti, ma l’espressione meravigliata dei miei ospiti mi rassicura dell’impatto positivo della pietanza.
Gli antipasti sono stati accompagnati con del Lacrimarosa Campania IGT, un rosato di aglianico in purezza proveniente dai vitigni di Lapio e Pietradefusi.
Dopo una pausa, che adoperiamo per tuffarci nella magica visione delle vigne antistanti, oltre che della sempre verde ed affascinante Irpinia, fanno il loro ingresso i primi piatti.
Paccheri al bronzo del pastificio Baronia, miscela di grani Armando, altra eccellenza del territorio, con crema di fave, pancetta e pecorino.
Seguono i cavatelli a tre dita acqua e farina con pomodorini del piennolo del Vesuvio e pancetta, la semplicità del piatto e la ricchezza di aromi e profumi non possono non stupire e sbalordire.
Con i primi ha fatto il suo ingresso trionfale messer l’Aglianico, col classico e storico Radici Taurasi DOCG del 2008, un must dei Taurasi irpini. Una anno in botte grande (tonneau), un anno in botte piccola (barrique) e due in bottiglia. La ciliegia, le bacche rosse, in particolare le more, le spezie, con una prevalenza del pepe, esplodono nel palato. Il Radici ben si affianca soprattutto quando si tratta di detergere il palato dai grassi al maialino in riduzione di Aglianico e miele di acacia, tenerissimo e cotto a bassa temperatura che letteralmente conquista il mio buon amico Fernando che, approfittando della sazietà di qualcuno degli astanti fa incetta di porzioni.
Chiudere in dolcezza sembra d’obbligo, anche se con la paura di coprire i sapori dei piatti che hanno preceduto, ma rincuorati dal poterlo accompagnare con due passiti il Melizie, un passito di Fiano prodotto nel vigneto di Santo Stefano del Sole e che, grazie alla peculiarità climatiche, in ottobre sviluppa le muffe nobili che ne consento l’appassimento che dura oltre due mesi. Gli aromi di dattero, frutta secca e, omen nomen, miele si sprigionano prepotentemente.
Il dolce al cioccolato, invece, viene accompagnato dall’Halconero, un passito di aglianico con sentori di pepe e chiodi di garofano, nonché di note floreali.
Operazione compiuta, Francesco Spagnuolo, l’executive-chef del Morabianca, allievo di Antonio Pisaniello della Locanda di BU, con la bravura e con la discrezione che lo contraddistingue, sia nella vita che in cucina, è riuscito ad stregare sia me, anche se sono un habituè, che i miei graditi ospiti. Semplicità ed equilibrio sono le sue caratteristiche salienti.
Testimoniare e valorizzare il territorio sono gli obiettivi che presidii come la ristorazione in Irpinia dovrebbero perseguire, la “Morabianca” è un esempio da seguire.
Ristorante “Morabianca”
Località Piano Pantano
Contrada Corpo di Cristo
Mirabella Eclano (AV)
tel +39 0825 431537
fax +39 0825 431964
Menù e prezzi
Da 35€ – 5 portate
Da 45€ – 7 portate
Da 55€ – 5 portate + 4 vini
Chiuso domenica sera e mercoledì.