Il Nobel Smithies al Meeting le 2ue Culture: il futuro è la medicina personalizzata.
“Per fare gli scienziati è necessario divertirsi e dormire bene”. Parola di Oliver Smithies, premio Nobel per la medicina nel 2007, che ha sottolineato come queste attività siano fondamentali per sviluppare la creatività e attivare quei meccanismi nel cervello umano che conducono ad importanti intuizioni e scoperte.
Lo ha fatto davanti ad una platea di giovani ricercatori del Biogem, di Ariano Irpino, dove è in corso di svolgimento la sesta edizione del Meeting le 2ue Culture, dedicato al tema “la memoria e l’oblio”, e dove il grande genetista inglese naturalizzato statunitense, che oggi ha quasi 90 anni, terrà una lectio pubblica domenica prossima, nella giornata conclusiva della manifestazione che ogni anno si tiene per promuovere il dialogo tra cultura scientifica ed umanistica nell’istituto presieduto dal prof. Ortensio Zecchino, ex ministro dell’Università e della Ricerca.
A supporto della sua “raccomandazione”, Smithies ha citato esempi celebri, come quello del chimico Kekulé che pervenne alla formula del benzene mentre riposava davanti al camino, o quello del biochimico americano Kary Mullis che mise a punto la tecnica della reazione a catena della polimerasi (pcr) che ha ancora oggi tante applicazioni in genetica, grazie ad una riflessione che fece mentre era alla guida dell’automobile.
Quale futuro ci attende? Oliver Smithies non ha dubbi. La risposta è la medicina personalizzata, quella che parte dal genoma e dallo studio delle predisposizioni individuali grazie ai test predittivi.
“Verso una neuroscienza della persona” è il titolo della relazione svolta dal prof. Jean Pierre Changeux dell’Istituto Pasteur di Parigi, ex presidente del comitato di bioetica francese, in chiusura della terza giornata del meeting le “2ue Culture” presso il centro di ricerche genetiche Biogem di Ariano Irpino. Changeux è anche uno dei maggiori protagonisti dell’Human Brain Project (Progetto cervello umano) che, nel campo dell’informatica e delle neuroscienze mira a realizzare, entro il 2023, attraverso un supercomputer una simulazione del funzionamento completo del cervello umano, precondizione questa per lo sviluppo di un nuovo approccio alla fisiologia e alla patologia del sistema nervoso, con la predisposizione di terapie innovative e più efficaci per la cura di malattie neuropsichiatriche, come l’alzheimer, la schizofrenia, la depressione, e altre patologie del cervello da cui sono complessivamente affette 2 miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale (180 milioni nella sola Europa). Una “visione olistica” del cervello permetterebbe di riclassificare queste malattie in termini biologici, invece di considerarle un semplice complesso di sintomi “E’ un progetto che mette insieme per la prima volta in questo modo – ha spiegato Changeux – ricercatori che hanno diverse competenze per arrivare a capire meglio il nostro cervello e chiarire alcuni interrogativi finora senza risposta”. Una task force che può finalmente svelare meccanismi fino ad ora imperscrutabili della nostra mente, aprendo nuove prospettive mediche e cognitive.
Un viaggio nel quale è possibile già oggi “Visualizzare la memoria”. Il professore Marco Salvatore dell’università Federico II di Napoli ha svelato curiosità morfologiche e funzionali del cervello focalizzando l’attenzione sulla diagnostica per immagini e sull’evoluzione più recente di questa branca della medicina. Salvatore, che ha proposto alla platea del meeting quiz ed esperimenti interattivi per far comprendere meccanismi elementari alla base della memoria in ogni essere umano, ha ripercorso le varie tappe che hanno consentito alla scienza di ‘fotografare’ il cervello per carpirne i segreti più reconditi, dalla nascita dei Raggi X alla scoperta della Tac, fino ad arrivare alla risonanza magnetica nucleare a inizio anni ’80, e poi alla tecnologica Pet. Il prof. Salvatore ha spiegato come sia stato possibile, grazie alla diagnostica per immagini, confrontare i dati relativi a individui con diverse età e problemi. Uno strumento utilissimo, ad esempio, è stata la risonanza con contrasto nell’ambito della medicina nucleare, che ha permesso di evidenziare, attraverso un mezzo di contrasto la funzione della specifica area del cervello sotto esame. Visualizzare la memoria è anche comprendere ciò che può minarla. Sono due, principalmente, le categorie di disturbi: quella relativa alla fissazione dei ricordi e quella afferente alla rievocazione.
Ampio risalto anche al punto di vista letterario. Il professore Enrico Malato dell’università Federico II di Napoli ha affrontato il tema della memoria nelle opere del ‘sommo’ poeta Dante Alighieri. Malato ha evidenziato quanto sia essenzialmente operazione complessa ricostruire il concetto di memoria in Dante, che pure ha impresso significati ben precisi alla parola: memoria come libro contenente gli elementi costitutivi dell’esistenza, come facoltà della mente umana di trattenere i segni della vita e di rielaborarli. La memoria, strettamente legata al concetto di ricordo, è vista da Dante anche come sete di conoscenza.
Sabato 6 settembre Piergiorgio Strata alle 17.00 approfondirà il legame tra “neuroscienze e memoria”. A seguire lo storico della musica Paolo Isotta proietterà il tema del meeting sul pentagramma alla scoperta delle cointeressenze tra il ricordo e le 7 note.