Gli Amici del MdAO organizzano il Convegno storico artistico: “Giovan Francesco Gonzaga e il suo Novecento”, nella ricorrenza del 10° anniversario della scomparsa del grande maestro lombardo del Novecento Giovan Francesco Gonzaga (1921 – 2007), che si terrà sabato 28 settembre 2017 alle ore 17,30 presso il Circolo della Stampa di Avellino sito in Corso Vittorio Emanuele al civico 6.
Con una mostra personale estemporanea che presenterà alcuni lavori del maestro lombardo ideata e curata dal critico d’arte Stefano ORGA con la direzione artistica di Michela FEMINA (cultrice d’arte).
Saluteranno: Dott. Carlo CRESCITELLI (scrittore), Dott. Francesco IANNACCONE (giornalista), Dott. Giuseppe D’AMORE (cultore d’arte), Dott.ssa Maria RONCA (sociologa).
Relazionerà il Prof. Angelo CUTOLO (cultore di storia locale) che presenterà “Un protagonista lombardo del Novecento”.
Concluderà i lavori del seminario di studi il Prof. Stefano ORGA (critico d’arte) con una relazione sul tema “L’opera pittorica di Giovan Francesco Gonzaga”.
Il seminario di studi sarà moderato dalla Dott.ssa Sabrina MONTANO (cultrice d’arte) .
L’incontro artistico culturale sarà organizzato dagli Amici del MdAO (circolo culturale) con la collaborazione dell’“Associazione Culturale ACO”di Avellino e del MdAO – Museo d’arte.
Per informazioni: mdao@libero.it.
Giovan Francesco Gonzaga, pittore e scultore autodidatta, nacque a Milano il 12 giugno 1921 dove si formò artisticamente. Era un discendente della famiglia Gonzaga di Mantova. Le sue origini nobili erano rintracciabili in tutta la sua produzione artistica.
Fin da giovanissimo dimostrò uno spiccato talento artistico per il disegno, che coltivò, esercitandosi nella riproduzione e nella copia di opere dei grandi maestri del passato.
A dieci anni, realizzò trecento disegni a penna, che illustravano il cammino del genere umano dall’Età della Pietra fino alla Prima Guerra Mondiale.
Già da ragazzo nel Museo del Castello Sforzesco, passava ore a ricopiare gli studi e i disegni dei grandi del passato come Leonardo e Michelangelo.
A soli 20 anni, dopo la licenza liceale, contro il volere della famiglia, si arruolò con il Savoia Cavalleria per la Campagna di Russia, partecipò, con lo Squadrone “Fantasma”, ad azioni di pattugliamento nella steppa russa. Quest’esperienza influenzò la produzione del pittore; il suo inseparabile cavallo è stato infatti protagonista di innumerevoli dipinti, sculture, poesie.
Dopo l’esperienza dura della guerra, il giovane Gonzaga non approfondì gli studi artistici, continuò a dipingere con passione, ma da autodidatta, considerando sua unica maestra la Natura.
Anche Giorgio De Chirico, in occasione di una personale del pittore milanese, rimase folgorato dai maestosi ed eleganti destrieri di Giovan Francesco Gonzaga.
Nel 1955 intraprese un viaggio attraverso la Spagna, dal cui paesaggio la sua tavolozza si arricchì di nuovi colori.
Nel 1964, in occasione della presentazione del film “ Italiani brava gente” sulla Campagna di Russia, l’artista allestì una personale con opere riguardanti la propria esperienza della guerra di Russia. Accanto al motivo ricorrente dei cavalli, soggetti prediletti dall’artista, vi furono nature morte e ritratti, quasi sempre “en plain air” e realizzati per lo più ad olio, matite, acquarello e tempera.
Il valore artistico dei lavori di Giovan Francesco Gonzaga ha meritato vari riconoscimenti: nel 1963 con il Premio Marzotto, nel 1967 con il Pavone d’oro, nel 1972 con Le grolle, nel 1997 con una Medaglia d’oro da Papa Giovanni Paolo II e nel 2001 riceve dal Comune di Milano l’Ambrogino d’oro.
L’Artista morì nella sua città, Milano il 2 ottobre 2007.
I soggetti preferiti da Gonzaga sono infatti cavalli, cavalieri e soldati, oltre a paesaggi, ritratti e nature morte.
Utilizzò tecniche classiche per realizzare i suoi lavori: l’olio, la tempera, le matite, l’acquarello, la serigrafia, la litografia, la calcografia, etc.
Dedicò la sua vita alla pittura e illustrò produsse interessanti dipinti d’Arte Sacra Cattolica.
Le sue tele traboccano di amore e di rispetto per i cavalli e per gli animali in genere, la natura è sempre ammirata come fonte di genuinità, purezza e libertà.