“Quasi quattro mesi fa abbiamo assistito all’approvazione del DEFRC con cui si prevedeva la possibilità di prolungare a trentasei mesi i contratti dei precari in sanità. Da parte sua, la Regione Campania, con solerzia e tempestività, e, ci dicono, all’unanimità approvava il giusto riconoscimento a chi, nel momento peggiore della sanità mondiale, in Italia aveva risposto presente, coprendo buchi decennali negli organici e contribuendo a mitigare parzialmente la fuga di professionisti del sistema sanitario nazionale verso la tanto agognata pensione. Purtroppo, la buona volontà della politica regionale si è inceppata e, ancora oggi, non si capisce come mai il personale precario, con contratti in scadenza il prossimo 30 aprile non veda il rinnovo contrattuale così come previsto”. È il Segretario Generale della FpCgil, Licia Morsa, ad accendere, ancora una volta, i riflettori su una questione particolarmente delicata.
“La vendetta della burocrazia? – continua il Segretario – In un modo o nell’altro sappiamo quanto sia discutibile la questione. La legge Madia, madre di tutte le stabilizzazioni nel pubblico impiego, detta linee chiare in questo ambito. Tuttavia, come spesso accade, l’ufficio complicazione affari semplici, presente in tutti gli ambiti nazionali, ha presentato il conto. Trentasei mesi sono un riconoscimento all’impegno e alla disponibilità. Non bastano, da soli, a far diventare gli uomini e le donne in divisa anti covid dipendenti pubblici. Sono necessari la quota del fabbisogno e le procedure concorsuali, ma sarebbe bello, ogni tanto, che gli impegni si trasformassero in realtà”.
“Ricordiamo – conclude Morsa – a chi ancora non lo sapesse, che parte di questi operatori era già presente all’interno delle strutture sanitarie pubbliche e, anche se può apparire di secondaria importanza, essi sono gli unici detentori del know how aziendale che si è perso con il blocco delle assunzioni. Il ritorno del Ministro Brunetta già fa intravvedere il pensionamento di decine e decine di unità di personale a tempo indeterminato e l’assunzione con stipendio dimezzato (e forse anche mezzo servizio) di due giovani che sicuramente svecchieranno la pubblica amministrazione, ma rischieranno, nonostante la loro professionalità e il loro impegno, di non risolvere l’atavico problema della carenza di personale. A meno che non si chiudano gli uffici complicazione affari semplici. Magari partendo da quelli della Regione Campania che vantano primati da urlo nella top ten nazionale…”