Professionista, docente e tesoriere del “PARTITO PENSIONATI E LAVORATORI PER L’ITALIA”, il dottor Giulio Morrone, oggi con una nota interviene su: “Il problema del precariato nella scuola”.
“In questi ultimi anni c’è stato un aumento vertiginoso del precariato nella scuola: in sette anni si è passati “dai 100mila del 2015/16 – scrive la rivista specializzata Tuttoscuola – ai 225mila del 2021/22. E nel 2023 si sono sfiorate le 240mila cattedre in supplenza. Si è raggiunto una percentuale di oltre il 24%: quasi un docente su quattro è precario! C’è una sostanziale inerzia dei nostri governi sull’abuso del precariato, nonostante la proceduta di infrazione n. 2014/423, sui contratti di lavoro a tempo indeterminato nel settore pubblico, comminata al nostro paese a seguito di un un iter avviato dalla Commissione Europea nel 2014. Si continua a tenere in piedi un sistema di reclutamento sbagliato che non tiene conto delle stabilizzazioni automatiche previste in Unione europea per chi opera su posto vacante oltre 36 mesi. La situazione scolastica attuale è molto disomogenea sia per quanto riguarda le diverse classi di concorso che le diverse aree territoriali: nelle varie graduatorie scolastiche (GM: Graduatorie di Merito, GAE: Graduatorie ad Esaurimento, GPS: Graduatoria Provinciale Supplenze), non sono infrequenti i casi in cui le stesse risultano esaurite. Laddove questo accade, la necessità di garantire le attività didattiche fa sì che si proceda ad assumere con contratto a tempo determinato docenti inseriti in graduatorie di II e III fascia, non utilizzabili attualmente per immissioni in ruolo, ma da cui si reclutano insegnanti i quali finiscono spesso per accumulare anni e anni di servizio. Bisognerebbe attivare, invece, un doppio canale di reclutamento per assumere i precari anche da quelle graduatorie da cui sono chiamati come supplenti: in tal modo si garantirebbe un qualificato apporto professionale al sistema, si offrirebbe opportunità di accesso all’insegnamento, con periodicità regolare, alle leve più giovani, si consentirebbe il riconoscimento e valorizzazione dell’esperienza acquisita sul campo, attraverso la stabilizzazione dei rapporti di lavoro reiterati oltre i 36 mesi. Si dovrebbe, inoltre, introdurre una specifica indennità da assegnare a chi lavora fuori dalla propria regione e arrivare, il prima possibile, alla cancellazione dei vincoli alla mobilità del personale scolastico, perché non bisogna negare il diritto alla famiglia per affermare quello al lavoro. Il precariato nella scuola ha conseguenze negative sia per i docenti che per gli studenti. Insegnanti precari vivono in uno stato di costante incertezza, con la difficoltà di pianificare il proprio futuro e la mancanza di stabilità economica. Questo porta a stress, demotivazione e, in alcuni casi, alla decisione di abbandonare la professione. Gli studenti, a loro volta, risentono della situazione di precariato dei docenti. L’instabilità del corpo docente può infatti compromettere la continuità didattica e la qualità dell’insegnamento. Il precariato nella scuola è un problema che richiede un’attenzione urgente e soluzioni a lungo termine. Investire nell’istruzione e valorizzare la figura dell’insegnante sono passi fondamentali per garantire una migliore qualità dell’insegnamento e offrire agli studenti un ambiente di apprendimento stabile e stimolante.”
GIULIO MORRONE
Tesoriere – “Partito Pensionati e Lavoratori per l’Italia”