“Il 14 avremo il bonifico relativo alla cartolarizzazione, non appena le somme saranno liquide e disponibili pagheremo gli stipendi di marzo, cosa che avverrà dopo il 18, tenendo anche conto della presenza dei giorni festivi. I dipendenti, del resto, hanno ricevuto il pagamento di gennaio e febbraio il 20 marzo; questi attacchi sono ormai insopportabili in quanto diretti proprio alla mia persona. Gli stipendi li abbiamo sempre pagati il 20 del mese per motivazioni legate al ricevimento delle somme dall’ASL e per nessun altro motivo”.
Risponde così il Presidente della Casa di Cura Santa Rita Walter Taccone alle accuse mosse nei confronti del nosocomio atripaldese da parte degli esponenti di alcune sigle sindacali; le definisce intollerabili, dal momento che appaiono diretti a colpire la sua persona e la sua attività di imprenditore. Sembra che si dimentichi il grande lavoro svolto finora per ristrutturare e portare al successo una struttura che, quando lui l’ha rilevata, versava in cattive condizioni e che ora è ai vertici della sanità privata campana per attrezzature, tecnologie, personale medico e attività di ricerca che vi si svolgono, con evidenti vantaggi anche per la stabilità dei posti di lavoro.
“Gestisco con successo la Santa Rita da otto anni – conclude – e non ho mai pagato prima del venti del mese successivo. Visti i tempi tecnici di ricevimento delle somme derivanti dalla cartolarizzazione, infatti, mi è impossibile pagare prima di tale data. Le impegnative e le cartelle cliniche sono da noi inviate all’ASL non prima del 10 del mese, l’ASL fa le verifiche e dà l’ok per l’emissione della fattura, noi emettiamo la relativa fattura e la inviamo alle società di cartolarizzazione che, in qualche giorno, ci fanno avere il denaro, poi procediamo a pagare gli stipendi non appena il denaro è disponibile, ciò accade intorno al 20 del mese. A questo punto devo concludere che ci sono delle persone che intendono attaccare la mia persona e la mia gestione in maniera puramente strumentale. Desidero dire, a chi non è d’accordo, che la porta è sempre aperta e che possono andare a lavorare in altre strutture, non so se trovando condizioni effettivamente migliori”.