Calitri e l’Irpinia tutta piangono Alfonso Nannariello. Docente di religione, scrittore e poeta, è scomparso silenziosamente lasciando increduli amici e ex allievi dell’Istituto Maffucci di Calitri. Domani alle 15.00 la comunità lo saluterà per l’ultima volta nel borgo altirpino, anche se lascerà un’eredità composta da varie pubblicazioni, da anni di attivismo, da un rapporto splendido con gli studenti che in queste ore stanno pubblicando ricordi e aneddoti sui social. Un lutto che colpisce il mondo della cultura irpino, da oggi meno ricco.
Così Franco Arminio scrive: “…Con Alfonso in anni lontani abbiamo parlato tanto. Mi ricordo il suo racconto della morte del padre, mi ricordo le sue conversazioni sempre verticali: da ogni punto della sua parola si vedeva Dio, ma era un Dio attorcigliato nel suo stesso mistero che poi è il mistero in cui viviamo noi tutti. Alfonso era contratto, come sono stato contratto sempre anche io. Abitavamo luoghi diversi della stessa tensione. E abbiamo avuto gli stessi rapporti difficili con la nostra Irpinia, una terra di esemplare durezza con chi tenta di scuoterla, di indagare il suo astio. Alfonso era anche un ottimo insegnante di religione. E credo che in queste ore tanti suoi ex allievi lo stanno piangendo. Lo piangerò anche io guardando la sua foto sulla lapide”.
Commosso il ricordo di un’altra scrittrice, Emilia Bersabea Cirillo: “Caro Alfonso, non ci posso credere. Te ne vai in un freddo giorno di gennaio, in punta di piedi, come eranel tuo stile. Ti penso per tutte le parole che ci siamo scambiate in questi anni, per il tuo affetto gentile. Non mi dimenticherò di te, di via Concezione e della tua presenza discreta ma incisiva nella storia letteraria irpina e non solo. Riposerai tra gli angeli”.
E il saluto viene seguito da un passo dello stesso poeta scomparso: “Gennaio era una mano di cementite bianca che cancellava tutto l’orizzonte. Era un cielo crudo. Era mia madre che mi passava i panni sopra il fuoco ed io, sotto le coperte, che restavo nudo. O me lo mostrava, così senza calore, quando apriva gli scuri al mio risveglio. Gennaio era nel barattolo di vetro sopra il davanzale. Era un paesaggio di foglie di alloro tra parti di maiale sommerse da un silenzio di gelatina di brodo ed aceto. Era, dalle finestre di casa, la luce opaca sul bosco spoglio e il colle innevato (da Via Concezione di Alfonso Nannariello ed. Libria)”.