Ieri mattina in Prefettura secondo incontro con i segretari generali di Cgil Avellino, Franco Fiordellisi, Cisl IrpiniSannio, Doriana Bonavita, e Uil Avellino-Benevento, Luigi Simeone per un’ ulteriore valutazione sullo stato delle attività produttive e dei servizi a fronte delle evoluzioni della crisi pandemica e soprattutto per una prima verifica circa l’applicazione del Decreto del 22 marzo e dell’elenco delle attività considerate essenziali comunicate o richieste autorizzazioni in deroga alla struttura della Prefettura di Avellino.
“Il confronto si è articolato su due ordini di difficoltà: il primo relativo circa la effettiva “essenzialità” della continuità lavorativa riferita a produzioni che anche se considerate di filiera, risultino effettivamente indifferibili; la seconda riferita alla garanzia di applicazione del protocollo del 14 marzo circa dotazioni e procedure per il lavoro in sicurezza che non sono sempre e diffusamente come devono essere garantite – spiegano i sindacati – . Sono stati segnalati alcuni casi specifici rilevati sul territorio, che pertanto saranno oggetto di opportune verifiche ed eventualmente di confronto con le strutture aziendali e di categoria, con lo scopo comune di ridurre al minimo le esposizioni al rischio contagio, e soprattutto garantire ogni protezione e organizzazione del lavoro idonea ai disposti contro il diffondersi del Covid19. Alla luce delle modifiche apportate all’allegato 1 del decreto circa ulteriori restrizione per le attività da ritenersi “essenziali” in via di emanazione, sarà operato un’ulteriore approfondimento premesso le verifiche poste all’attenzione del tavolo”.
“Una discussione specifica è stata operata sul tutto il comparto della sanità che sta vivendo una situazione già di per se complicata, caratterizzata da un sistema di relazioni sindacali a dir poco evanescenti, e da una situazione di profonda crisi sia per la inadeguatezza di un sistema sanitario locale che per la incomunicabilità istituzionale tra le sue diverse articolazioni dei servizi sanitari e socio assistenziali è stata sempre debole e autoreferenziale, mostra tutta la sua debolezza proprio adesso che serve il massimo di organizzazione e di relazioni tra i vari soggetti che in essa operano a partire dai dipendenti – continuano – In questo contesto insostenibili risultano essere le condizioni del lavoro, per non essere garantiti i livelli di sicurezza per personale esposto oltre ogni misura – negati in troppe realtà anche i Dpi – con il rischio (mai affrontato con verifiche individuali) che anche molti addetti potrebbero essere “asintomatici” e quindi costituenti un rischio per sé, per il sistema sanitario e per l’intera comunità a cui sono “costretti” rivolgersi”.
“Appare evidente come, in un momento così delicato, una più ottimale comunicazione tra le diverse realtà del sistema sanitario non sia più differibile perché insieme, con l’adozione di una strategia complessiva territoriale per presidi, aziende ospedaliere, distretti ed anche con le realtà della sanità privata, attraverso un dialogo istituzionale con sindaci e le organizzazioni sindacali si possa disegnare la mappa del sistema che offra garanzia di prestazioni ordinarie e percorsi in sicurezza dedicati all’emergenza, riducendo al minimo anche gli spostamenti di degenti o di cittadini bisognevoli di cure, per garantire così livelli di assistenza ottimali sia per chi ci lavora che per chi ci si rivolge”, concludono.
Ed è proprio in tale direzione che Fiordellisi, Bonavita, Simeone hanno richiesto la istituzione di un Tavolo di confronto specifico con i responsabili del Sistema Locale di Sanità, con l’intento di fare sistema e dare garanzie di sicurezza e prestazioni, anche alla luce del Protocollo siglato questa notte proprio per i comparti sanità e socio sanitario tra Governo e sindacati.