Così come denunciato dal Senatore della Lega Ugo Grassi, i fondi destinati dalla Regione ai professionisti ed agli imprenditori sono in realtà frutto di un taglio del 75% delle risorse destinate all’agricoltura nelle aree interne. E i sindaci dell’Alta Irpinia non ci stanno.
I sindaci di Alta Irpinia e Valle Ufita hanno scritto alla Regione Campania per chiedere un chiarimento sul taglio di una misura del Psr. Lo hanno fatto in rappresentanza degli agricoltori, di oltre 2000 aziende delle due aree. Si prevede un taglio del 75 per cento del fondo di compensazione per l’agricoltura delle aree montane (misura 13.1.1), sforbiciata che toccherebbe realtà imprenditoriali già in forte crisi dopo il lockdown.
“Appare invece fondamentale e non più rinviabile un’azione forte e coraggiosa a sostegno delle imprese agricole irpine e campane, attraverso un investimento adeguato di risorse, che possa aiutare un settore in grande difficoltà ad evitare l’estinzione ed il tracollo socio-economico. Non è ulteriormente rinviabile la necessità di mettere in campo azioni e politiche pubbliche a sostegno delle imprese agricole montane che stanno vivendo una drammatica crisi, che rischia di essere letale”. Così si legge nel documento dei sindaci, promosso dal comune di Lacedonia. Qui insistono centinaia di aziende. Numeri importanti anche a Bisaccia, Calitri. E anche i territori più piccoli, vedi Morra De Sanctis, registrano la presenza di numerose aziende.
La questione non è certamente politica, anche se ieri anche il senatore leghista Ugo Grassi ha accusato la Regione di voler tagliare nelle aree interne per mettere i fondi su altri interventi. Il consigliere di Morra De Sanctis, Giuseppe Covino, si è poi rivolto direttamente sui social al delegato per l’agricoltura, Nicola Caputo. Quest’ultimo ha preso tempo in attesa di una ricognizione.
La ratio dei fondi risiede proprio nello svantaggio iniziale per chi produce nelle aree collinari e montane. “E l’emergenza coronavirus – scrivono sindaci e presidenti di comunità montane – ha acuito e reso ancora più drammatiche le ataviche criticità del settore agricolo irpino. Oggi più che mai gli operatori vedono nelle istituzioni, nella politica, dei nuclei di riferimento fondamentali e indispensabili. E le aree interne irpine, in particolare, rappresentano contesti territoriali fortemente connotati da fenomeni di marginalità dove per marginalità si intende sia la lontananza da servizi e funzioni vitali sia la carenza di opportunità di lavoro e di vita”. Potrebbe entrare anche l’Uncem in campo a difesa del comparto agricolo della zone ad est di provincia e regione.