Il tema Trivelle sì, Trivelle no continua ad infiammare il mondo politico-economico-ambientale. Domenica scorsa si è chiuso ad esempio il primo appuntamento assembleare italiano convocato dal Coordinamento nazionale No Triv e dalle centinaia di organizzazioni aderenti alla iniziativa, dopo il deposito in Cassazione dei quesiti referendari abrogativi contro le trivellazioni in mare e su terraferma.
Presso i locali dell’Ex Snia, al Parco delle Energie di Roma, l’assemblea ha dato il via ad un lavoro preparatorio teso alla costituzione di una organizzazione coordinata e democratica tra associazioni nazionali e locali, movimenti e comitati che sia espressione ampia della società civile e che articoli e condivida azioni comuni a sostegno della prossima “campagna” nazionale.
In attesa dei pronunciamenti della Corte di Cassazione e della Consulta sui sei quesiti promossi dalle centinaia di realtà associative, che hanno raggiunto il placet unanime della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee elettive regionali a settembre, ed a cui hanno fatto seguito le dieci delibere per il referendum da parte di altrettante regioni, il costituendo comitato referendario ha riaffermando la necessità primaria di creare una ampia rete sociale partecipata e trasversale che conduca l’iniziativa, pianificando sin a da subito le prime strategie comuni.
Alla fine si è raggiunta un’intesa generale con la predisposizione di una prima sintesi esecutiva che consentirà di procedere immediatamente e con passi sostanziali alle nuove iniziative pianificate verso il referendum. Un collegamento anche con la mobilitazione italiana per il clima e l’adesione alla marcia prevista a Roma il prossimo 29 novembre, in vista della COP21 di Parigi, rappresentano in questo senso un momento di coesione e di attenzione collettiva sul più ampio tema dei cambiamenti climatici.
Ma di contraltare si susseguono anche le prese di posizioni favorevoli.
Come in Campania dove ne giorni scorsi è nata l’associazione Selp Agla (Associazione Giovani per il Lavoro e l’Ambiente) che si è espressa subito favorevolmente per le trivellazioni in Alta Irpinia. Come spiegato da Vittorio Centrella, ex segretario Ugl e ora segretario dell’Unione provinciale del lavoro Selp Avellino, “Non si può perdere l’occasione di un eventuale sviluppo in regioni già impoverite dalla crisi economica”.
La decisione prende le mosse dall’esperienza della Basilicata, tanto è vero che come prima iniziativa si occuperà delle trivellazioni per la ricerca di eventuali giacimenti petroliferi in Alta Irpinia e nella vicina Basilicata. A tal riguardo è stato decretato di abbracciare il ‘si’ alle trivellazioni in un eventuale referendum a condizione che tale operazione comporti l’assunzione di giovane manodopera locale e che le aziende petrolifere interessate ai carotaggi, tramite una loro fondazione, si occupino del recupero dei borghi storici delle due suddette regioni”.
Una scelta di campo condivisa ovviamente da FederPetroli Italia e dal suo presidente Michele Marsigilia che da tempo dibatte per una vera trasparenza sul settore e nello specifico nel campo della ricerca di nuovi giacimenti nel nostro Paese. “Abbiamo colto con vero piacere l’invito rivoltoci da Giovanni Centrella e dal Selp – ha detto ad Agir Marsiglia – e, riteniamo che il dialogo costruttivo di confronto che FederPetroli Italia da anni valorizza, sia ben interpretato con questo invito. Sarò in Campania nelle prossime settimane per incontrare chi è pro e contro allo sviluppo petrolifero, ma questa mia presenza e di FederPetroli Italia non deve essere interpretata come un SI o No alle Trivelle, ma come un impegno nello spiegare alle comunità locali cosa vuol dire Petrolio in Italia e quali i benefici, i rischi e gli sviluppi occupazionali. Sono Cilentano e di conseguenza campano, niente mi sta più a cuore che la mia terra”.